Wednesday, November 01, 2006

Percezioni perdute

In un prossimo futuro, la realtà virtuale sarà l'unico intrattenimento videoludico esistente. Ci si collegherà attraverso delle "bioporte", orifizi artificiali innestati nella colonna vertebrale, nelle quali si inserirà una sorta di cordone ombellicale connesso ad un "pod", controller organico nonchè sede fisica della realtà virtuale. Durante il test della sua nuova creazione "eXistenZ", Allegra Geller viene ferita da un ragazzino affiliato ai realisti (una sorta di organizzazione che si oppone all'utilizzo di realtà virtuali), che le spara con una pistola completamente organica. In fuga con Ted Pikul aspirante PR della ditta produttrice di eXistenZ, decideranno di connettersi insieme al gioco per verificare che il programma non abbia subito danni. Sarà impossibile a questo punto distinguere cosa è realtà e cosa è gioco. Nel 1982 con il suo Videodrome, David Cronemberg ci mostrava l'uomo perdere il controllo sulle proprie percezioni a causa di un segnale televisivo (Videodrome appunto). Tale segnale era in grado di creare nel cervello umano una sorta di tumore, quasi un nuovo organo percettivo, che permetteva a Videodrome di controllare direttamente i singoli individui attraverso stati allucinatori. Nel 1999, il regista canadese, sposta il discorso nel campo dei videogiochi. L'uomo è sempre fisicamente inadeguato a percepire nuove realtà e rimane come ingabbiato nell'unica possibile. Per evadere, adegua il suo corpo, lo muta con innesti artificiali, nuovi sensuali orifizi con i quali connettersi. Dall'altra parte gli strumenti tecnologici si adeguano all'uomo, si fanno carne e vengono creati non più in laboratori e industrie asettiche, ma in veri e propri vivai e mattatoi. L'uomo è libero dalla sua gabbia fisica ma ha perso completamente le sue percezioni, la sua capacità di discernere il reale dalvirtuale, intrappolato in un gioco di scatole cinesi, realtà dentro realtà, dal quale è impossibile uscire: eXistenZ è parte di un altro gioco trasCendenZ, il quale a sua volta è forse parte di qualcosa di ancora più grande... David Cronemberg, firma così l'ennesima riflessione sul corpo e sulla mutazione, ennesimo piccolo capolavoro della sua filmografia, ennesimo sguardo impietoso sull'umanità incapace di non farsi soprafare dalle sue stesse creazioni.

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