Friday, May 30, 2008

"Saper tacere", un' arte in via d'estinzione

Da un ANSA del 12/05/08 - I due film italiani che andranno a Cannes in concorso sono 'Gomorra' e 'Il divo' e per Pino Daniele mostrano un'immagine negativa del Sud. 'Quella e' l'immagine che il mondo vedrà di Napoli e del Sud - dice il cantante - A me piacerebbe che si raccontasse che al Sud non siamo tutti camorristi e che non c'e' solo la politica che ha portato allo sfascio'. 'In Italia - ha concluso Daniele - abbiamo una cultura e una storia straordinarie'. (Fonte originale qui)

Intervistato da Andrea Curreli sull' argomento, Paolo Sorrentino ha risposto così:
Pino Daniele ha criticato ferocemente i due film in concorso a Cannes. Cosa ne pensa?
"E' singolare che questa critica venga da una persona che cantava 'Napule è 'na carta sporca e nisciuno se ne importa'. E' strano che un cantante che si è consacrato con una critica a Napoli, oggi dice che non la si deve criticare. Di solito il cinema, la musica e la fotografia danno il meglio quando si contrappongono. Quando hai un rapporto pacificato con la realtà, non si produce nulla di buono. Questo discorso vale anche per lui che prima produceva cose eccelse. Quando, invecchiando, ci si arrocca su posizioni reazionarie non si produce più né buon cinema né buona musica". (L' intervista completa
qui)

Basterebbe la risposta di Sorrentino a chiudere il discorso ma mi si permetta di aggiungere qualcosina: non c'è ombra di dubbio che l' Italia vanti "cultura e storia straordinarie", credo che nessuno al mondo possa negarcelo. E' altrettanto vero che in Italia, come nel mondo, è pieno di persone superficiali che potrebbero guardare il film di Garrone (mi riferirò soprattutto a Gomorra considerato che Il Divo ancora non l'ho visto) e vederci riflesso non solo il Sud ma il nostro Bel Paese per intero. Ma con questi timori cosa si dovrebbe fare allora? Far finta di niente? Non mostrare non significa che qualcosa non esiste, significa solo che si cerca di nasconderla. Saviano e Garrone hanno voluto mostrare una realtà del Sud (non LA realtà) che per quanto circoscritta possa essere, esiste e ce la sbattono in faccia. Sarebbe bello raccontare al mondo che in Italia le case sono di marzapane e i fiumi di cioccolata. Troppo comodo mostrare solo il lato bello delle cose, troppo comodo vivere con il paraocchi e aprire la bocca per sparare stronzate colossali.
A tal proposito (lo "sparare stronzate" si intende) non mi si biasimi per quel che seguirà ma il fastidio nel leggere certe cose (soprattutto se a proferirle sono persone che si definiscono "artisti") è tanto!


P.S.: in principio doveva essere "CERCASI CAVO USB PER COLLEGARE LA BOCCA AL CERVELLO - URGENTE!!!", solo che sentivo la necessità di un messaggio un po' più forte...

Thursday, May 29, 2008

Gomorra e l' "inside-look" di Garrone

La violenza anticipa la comparsa del titolo del film, rigorosamente scritto in viola su sfondo nero.
Istintivamente inspiriamo, tratteniamo il fiato e ci lasciamo andare alla visione, ci buttiamo certi che lo schermo cinematografico terrà ben separati realtà e finzione, svolgendo come sempre la sua funzione di rete di sicurezza.
Ma la rete questa volta è bucata e noi precipitiamo, volenti o nolenti, dentro al film, in tutti quei posti che conosciamo solo attraverso le colonne dei quotidiani o le immagini di un telegiornale: ci troviamo dentro le "vele" di Scampia, in mezzo alla gente che ci vive, sentiamo le grida, li spari. La regia di Garrone resta attaccata alle persone, ai volti, "buttando un occhio" ogni tanto fuori da una finestra o dalla cima di un tetto giusto per ricordarci dove siamo, nel caso (se solo fosse possibile) ci fossimo dimenticati dove ci troviamo. Camminiamo tra i morti e il sangue. Viviamo insieme ai protagonisti le cinque storie che Matteo Garrone ci vuole raccontare:
Il giovane Totò aiuta la madre a consegnare la spesa alle famiglie del rione, ma è pericolosamente attratto dalle bande che popolano il quartiere.
Pasquale, esperto sarto capace di replicare qualsiasi capo d'abbigliamento, accetta d'insegnare la sua arte ai cinesi per portare a casa qualche soldo in più.
Don Ciro, porta-soldi delle malavita organizzata che si trova suo malgrado nel mezzo della guerra con gli scissionisti.
Franco con il giovane aiutante Roberto, si occupa di "smaltire" i rifiuti tossici che le grandi industrie producono, a prezzi irrisori.
Marco e Ciro, due ragazzi che vogliono tutto, il potere, i soldi, le armi, arrivando a provocare pericolosamente i vertici dei clan.
Cinque storie che si alternano in maniera fluida, naturale, senza creare strappi ad un tessuto narrativo solidissimo.
Cinque storie molto diverse ma che raccontano da punti di vista differenti lo stesso mondo, un mondo con le sue regole, le sue gerarchie, caratterizzato da palazzoni, degrado, violenza. Un mondo del quale non ci è possibile percepire i confini. Non ci è permesso mai guardare oltre, perché "oltre" non c' è niente. Siamo costretti a stare dentro, immersi completamente nell' unica realtà possibile, dove un ragazzino diventa uomo facendosi sparare, dove non esistono più linee guida e i gangster di Hollywood diventano gli unici punti di riferimento o esempi da seguire, dove si muore se alzi troppo la testa. Ed è con la violenza che il film si chiude, vite spezzate troppo presto. "Non c'era altro da fare" dirà qualcuno e poi i titoli di coda.
Possiamo finalmente espirare ma il sollievo non arriva.

NOTE A MARGINE: nel caso non si fosse capito, Gomorra di Matteo Garrone è un film GRANDE. Grande CINEMA italiano che, come testimoniano i premi a Cannes, mostra orgogliosamente gli attributi. E adesso tocca a Il Divo di Sorrentino!

Wednesday, May 28, 2008

Ma qualcuno si ricorda di: RIPTIDE

E' giunto il momento che in questa rubrica ci si occupi di telefilm. Se prendiamo in esempio gli anni '80, sono stati molti quelli che le reti italiane hanno trasmesso e oggi, anche grazie alle tv satellitari e ai dvd, sono altrettante quelle che hanno avuto nuova visibilità. Una di quelle che manca all' appello ma che ricordo sempre con molto piacere, era Riptide. Così come in A-Team e Magnum P.I., i protagonisti sono reduci del Vietnam che rientrati in patria, si guadagnano da vivere con l' agenzia di investigazioni private, Riptide appunto, che prende il nome dalla barca sede dell' agenzia stessa. Oltre a Rick e Cody (questi i nomi dei due aitanti protagonisti) si aggiunge quasi subito l'esperto di informatica Murray con il suo strambo robot Roboz, vera e propria intelligenza artificiale. Pur non discostandosi molto dalla miriade di serie tv a sfondo investigativo che affollavano i palinsesti una ventina di anni fa, Riptide mi è sempre piaciuta molto e non saprei dire bene il motivo. Che dipendesse dal loro elicottero rosa con la bocca disegnata sul muso? Ve lo ricordate quello, o no ^__* ?

SIGLA D' APERTURA

Tuesday, May 27, 2008

"Ai film con l'anima e il cuore"

Dopo averci raccontato di smemorati e sognatori, Michel Gondry punta il suo sguardo su di una piccola comunità nel New Jersey, un posto dove il tempo sembra essersi, se non fermato, almeno rallentato, un posto dove sopravvive forte la memoria storica di chi c'è nato e cresciuto. Qui, in un palazzo ormai fatiscente, c'è una piccola videoteca gestita dal vecchio Elroy Fletcher e dal suo aiutante Mike, un luogo dove il catalogo dei film disponibili è tutto sulla ormai sorpassata VHS. Un giorno, per tutta una serie di eventi accidentali, le videocassette vengono cancellate. Per evitare la rovina dell'attività del Sig. Fletcher, Mike ed il suo amico Jerry hanno la folle idea di rigirare personalmente e in maniera del tutto amatoriale, i film andati perduti, riscontrando in maniera del tutto inaspettata il favore dei clienti del videonoleggio che aumentano giorno dopo giorno. Gondry ci mostra come inevitabilmente il futuro si affacci prepotente su questa comunità e la sua ingombrante presenza divori ciò che è obsoleto. Così, se un palazzo che rimane in piedi per miracolo dev'essere demolito per costruire un nuovo e moderno complesso d'appartamenti, un vecchio video noleggio è costretto ad adeguarsi allo standard delle grandi catene: l'analogico cede il posto al digitale, la scelta di titoli diminuisce in favore di un maggior numero di copie di ogni film, costringendo il cliente ad adeguarsi ad un livello medio basso di pellicole disponibili. Mentre il sig. Fletcher vuole arrendersi ai nuovi standard pur di salvare la sua attività, Mike e Jerry, con i loro remake così "casalinghi" e per questo speciali, vogliono tener viva un' idea di cinema che si è andata perduta, grazie ad una fervida fantasia e all' immediatezza di una vecchia videocamera a VHS, nonostante leggi e burocrazia provino a "schiacciare" (letteralmente) un sogno che sembra realizzarsi. "Ai film con l'anima e il cuore" pronuncia ad un certo punto una straordinaria Mia Farrow, parole che rispecchiano l' idea con la quale Michel Gondry ha concepito questo film, un omaggio al cinema che sa essere grande senza budget milionari o straordinari effetti speciali, ma che necessita unicamente di due ingredienti fondamentali, anima e cuore appunto. E a vedere come alcuni piccoli e grandi classici vengono reinterpretati attraverso il talento visionario del regista francese(da Ghostbuster a 2001 Odissea nello Spazio), si può comprendere quanto sia profonda e commovente questa dichiarazione d'amore verso la settima arte. Ma da questo "artigiano visionario" della grande illusione che è il cinema, non mi sarei aspettato niente di meno.

Monday, May 26, 2008

Sequel? No, meglio definirlo un "parallequel"


Facciamo un po' il punto della situazione:
Saw, pubblicizzato come il Seven degli anni 2000, si dimostra un thriller piacevole con qualche buona idea. Il progetto nel suo insieme appare troppo ambizioso e non sapendo bene che direzione prendere, si sega le gambe da solo proprio come è costretto a fare il povero protagonista del film.
Saw 2, stranamente l'ho gradito più del primo. Lo schema "enigmi, indagini, colpo di scena" rimane invariato ma il film si prende un po' meno sul serio e manda al macello una serie di personaggi abbastanza stereotipati. Il lato puramente gore della pellicola mi conquista (straordinaria la fossa con le siringhe).
Saw 3. Completate le linee curve del "3" ed otterrete un 8. Mettetelo in orizzontale ed ecco in segno dell'infinito. Visto il modo in cui si continua a tenere in piedi questa saga, mi sembra ci stia pure bene. Il film torna a farsi serio, la trama sempre più machiavellica (ma a che pro?), le trappole sempre piu splatterose. Solo che il moribondo Jigsaw ha proprio rotto, le sue motivazioni fanno acqua e si perde il gusto anche di vedere dei poveracci maciullati dai suoi "giocattoli". Per fortuna muore (scusate lo spoiler).
Saw 4. Saw 4?!? Ma Jigsaw non era morto? Certo. E' defunto che più defunto non si può ma la morte non può fermare un geniaccio come lui. Ma a dir la verità questo non è un vero e proprio seguito visto che gli avvenimenti si svolgono quasi paralleli al terzo capitolo. Forse il titolo più corretto sarebbe stato Saw 2.5 o meglio Saw 2 - Service Pack 3. Si costruisce naturalmente una storia tutta nuova ma legata a filo diretto con i film precedenti. Si approfondisce il personaggio di Jigsaw, si tira in ballo la sua ex moglie, si cerca di dare maggior "corpo" alle sue motivazioni per capire cosa lo spinge a fare coriandoli delle persone che arbitrariamente decide di "aiutare/punire". Ma per quanto ci si sforzi, dopo quattro film il personaggio ha il carisma di un alare da camino e anche il burattino in triciclo appare più interessante di lui. Bisognerebbe guardare un film così con altri occhi, questo è vero. Non cercare il filmone ma godersi almeno il macabro spettacolo offerto delle intricatissime macchine di tortura. Solo che se le violenza diventa fine a se stessa, a lungo andare anche il gusto per il gore si spegne e la regia "tutta scena e poca sostanza" di Darren Lynn Bousman non aiuta di certo. Comunque, fan di jigsaw potete stare tranquilli. Tutte le basi per un quinto film sono state poste e visto il modo in cui le storie si intrecciano tra i vari film, non mi stupirei se Saw diventasse il primo "serial cinematografico". Rabbrividiamo.

Sunday, May 25, 2008

Lyric of the Week + Video / MUSE - PLUG IN BABY


I've exposed your lies, baby
The underneath's no big surprise
And now it's time
For changing
And cleansing everything
To forget your love

My plug in baby
Crucifies my enemies
When I'm tired of giving
Woah, my plug in baby
In unbroken virgin realities
Is tired of living
Oooh...

Don't confuse
Baby you're gonna lose
Your own game
Change me
Replace the envying
To forget your love

My plug in baby
Crucifies my enemies
When I'm tired of giving
Woah, my plug in baby
In unbroken virgin realities
Is tired of living
Oooh...

And I've seen your loving
And mine is gone
And I've been in trouble
Woaaah...

Friday, May 23, 2008

Meet the Savages

Durante la visione de La Famiglia Savage, naturali mi son venuti alla mente collegamenti con Away From Her. Qui, come nel film della Polley, la malattia diventa veicolo per portare l'attenzione ai talvolta complessi rapporti tra individui. In questo caso non si tratta di due amanti ma di una famiglia il cui "nucleo" non esiste più ormai da tempo. Non si scende troppo nei particolari ma si intuisce che un padre non proprio amorevole (forse eccessivamente violento) sia la causa del disfacimento della famiglia e della fuga della madre dal tetto coniugale. I due figli, Jon e Wendy, sono cresciuti tenendo lontani il padre ma le loro vite faticano a trovare il giusto percorso: Jon lavora da tempo alla pubblicazione di un suo libro, buttando alle ortiche una relazione di tre anni con una ragazza polacca; Wendy aspirante commediografa, si "incontra" regolarmente con un uomo sposato. Quando il padre Lenny, che da vent' anni convive con la sua nuova compagna, comincia a mostrare evidenti sintomi di demenza, i due fratelli si vedono costretti a ricongiungersi con l'anziano genitore. Il film si apre con un incipit da molti definito "lynchiano" e non a sproposito. Le immagini solari, il balletto tra le siepi, le case perfette con i loro giardini curatissimi, non possono che rimandare il pensiero a quel gran capolavoro di Velluto Blu. Siamo in un quartiere residenziale in Arizona, tanto perfetto da sembrare di plastica, finto. Il suo aspetto così artificiale, che trasmette un benessere solo apparente (quel che avviene dentro la casa di Lenny è ben diverso da quel che si percepisce dall' esterno) serve a fare da contrasto alla fredda e nevosa Buffalo, vero teatro della vita reale sul cui palco si svolgono le vicende dei Savage. Oltre che capace regista, Tamara Jenkins è abilissima a raccontare complesse dinamiche familiari bilanciando a dovere drammaticità e ironia, preferendo spesso al racconto puramente verbale, una narrazione che lascia allo spettatore quanto basta per capire il doloroso passato dei protagonisti: Philip Seymour Hoffman e Laura Linney sono semplicemente perfetti nell' interpretare gli incasinatissimi fratelli Savage, divisi tra il risentimento e la responsabilità nei confronti del padre. Fatte queste considerazioni, appare evidente e scontato che un piccolo film dalle grandi qualità come questo, finisse nell' oblio della distribuzione italiana. Da recuperare con qualsiasi mezzo possibile.

Thursday, May 22, 2008

Far East Film Festival 10 - In Pictures - Parte 2 di 2

Ecco il post tanto atteso! La seconda parte delle foto fatte al Far East, il post che si sarebbe povuto chiamare semplicemente "Facce da FEFF" ma che ho preferito dividere in piccoli "capitoli" tematici come il precedente. Prima di cominciare, un breve riepilogo:


PREVIOUSLY ON WELTALL'S WOR(L)D...

Una foto che riassume un po' il post precedente... Dite di no? Bè, la verità è che mi piaceva e non sapevo dove cavolo metterla ^__^

GENTE IMPEGNATA...

...c'è chi prende appunti...

...chi fotografa...

...chi parla con l'altra parte del mondo...

...e chi recupera preziosissimi autografi

PEOPLE WE MET

Thanh Van Ngo e Johnnie Nguyen protagonisti di The Rebel

Un primissimo piano della bella Thanh Van Ngo ad opera del buon Deiv

Il cast artistico/tecnico di Mad Detective sul palco. Da sinistra: Lam Suet, Kelly Lin, Lau Ching Wan, Wai Ka Fai e Johnnie To

Rosuen e Deiv si sono intrufolati in sala stampa per fargli qualche altra foto!


Un altro primo piano di Deiv. Questa volta il soggetto (e che soggetto!!!) è Kelly Lin

Ed ecco il grandissimo Lam Suet

WE TOOK PICTURES WITH

Miki Satoshi (o come lo ha ribattezzato Para "l' uomo con la camicia più bella del mondo" ^__*)

Il giovane regista vincitore Norihiro Koizumi (foto fatta in tempi non sospetti ^__*)

Johnnie To!!! Foto memorabile!!!

Altra foto memorabile con Lam Suet e Lau Ching Wan!

QUANDO I BLOGGER SI INCONTRANO

Torakiki di Altrocinema (in tre scatti altamente artistici)




Rob di The Critic (durante una delle innumerevoli file fatte)


Para e Chimy di Cineroom (a Festival terminato)


IT'S TIME TO LEAVE

Ultimo scatto prima della partenza. Quale foto migliore per chiudere questo ultimo post fotografico e ultimo post dedicato alla decima edizione del FEFF. Ringraziando tutti per l'ennesima volta, vi lascio un paio di scatti bonus e con il Far East ci rivediamo...l'anno prossimo? Chissà!

BONUS

IN LOCATION

Queste due foto ritraggono le location di quale film? E di quale regista? So che qualcuno di voi è avvantaggiato nella risposta, ma vediamo chi arriva per primo ^__*


Wednesday, May 21, 2008

"Chissà, forse sto scomparendo..."

Away From Her mi fa pensare ai ricordi, quei segni della nostra esistenza e del nostro passaggio che lasciamo negli altri e gli altri lasciano in noi, come le impronte lasciate sulla riva del mare o su di una collina coperta da una nevicata recente. I solchi che ci siamo lasciati alle spalle sono profondi ed evidenti. Potremmo voltarci e ripercorrere a ritroso il percorso senza mai perderci. Forse solo le impronte più vecchie ci apparirebbero sbiadite fino a scomparire del tutto, ma sarebbe una cosa normale. Ma questi segni sono tanto evidenti e profondi quanto estremamente "delicati", "fragili". Basta anche una piccola onda di risacca, una leggera nevicata, ed ecco che le impronte, anche le più profonde, diventano sempre più impercettibili fino a sparire del tutto. E' così che mi immagino il modo in cui l' Alzheimer aggredisce la mente, portando ad un lento ma inesorabile degrado dei ricordi. E' mi immagino quanto deve essere doloroso vederlo succedere ad una persona che ci è molto vicina, vederle perdere le singole parole, poi i momenti che diventano giorni, settimane, mesi. Quanto deve essere doloroso vedersi perduti, cancellati dai ricordi e dai sentimenti di quella persona. Questo è quello che accade ai protagonisti del film di Sarah Polley. Grant e Fiona si amano e hanno passato più di quarant'anni di vita insieme quando la malattia colpisce irrimediabilmente la donna. Ad andarsene per primi sono i nomi di oggetti comuni, poi sopraggiunge la confusione, l'accettazione ed infine la separazione. Grant infatti, dietro l'insistenza di Fiona, è costretto a ricoverarla in un istituto di cura dove la donna comincia lentamente a dimenticare il marito e a legarsi affettivamente ad un' altro dei pazienti. Away Form Her è un film profondamente drammatico ma che tratta il tema della malattia senza per questo volerne fare un trattato scientifico. Preferisce invece concentrarsi sui personaggi (splendidamente interpretati da un intenso Gordon Pinsent e da una superba Julie Christie), sul loro rapporto, facendoci percepire la sua profondità attraverso gesti, sguardi e parole. Un rapporto che sembra perfetto ma che mostra qualche crepa nel passato sul quale però non ci si sofferma ad indagare. Si guarda invece al presente, a come lentamente si sgretola. Si guarda al dolore di un uomo che deve scegliere di separarsi dalla donna che ama diventando quasi un estraneo agli occhi di lei. Ed è forse questo che l' Alzheimer fa: crea delle distanze incolmabili (esemplare l' inquadratura ricorrente dei personaggi che si avviano lungo un corridoio mentre la macchina da presa li riprende di spalle e lentamente si allontana). Ma da quel che si percepisce nell 'intensa e bellissima sequenza finale, due individui possono rimanere "legati" nonostante le loro vite procedano parallele, come due piste di sci di fondo, senza avvicinarsi ne incrociarsi mai.

Tuesday, May 20, 2008

NEON GENESIS EVANGELION - PLATINUM LIMITED EDITION - (R2 - ITALIA)

Dedicato a tutti quelli che hanno amato incondizionatamente questa serie (a prescindere dai due film conclusivi). Dedicato a tutti queli che nella seconda metà degli anni '90 comprarono pazientemente le videocassette (con due episodi ciascuna!!!) che la ormai ex Dynamic Italia pubblicava con modalità e tempi che più gli facevano comodo. Dedicato a tutti quelli che non si sono accontentati della prima pubblicazione in dvd che rappresentava a conti fatti, un semplice passaggio da analogico a digitale ad un prezzo veramente ridicolo. A tutte queste persone, ma anche a chi volesse avvicinarsi per la prima volta a questa serie, è dedicato il cofanetto DEFINITIVO (su supporto DVD naturalmente) di Neon Genesis Evangelion, la Platinum Edition.
La confezione si presenta come un elegante ma delicatissimo box in metallo a tiratura limitata (5000 copie). Spalancato il coperchio superiore (quello con il profilo dell' Eva 01) al suo interno troviamo tutta una serie di "cosuccie" che fanno tanto contenti i collezionisti: cartoline, poster e un bel libretto di 100 pagine con schede sui personaggi, sugli Eva, sugli episodi ecc. A completare questo bel pacchetto, otto custodie digipack contenenti i DVD con gli episodi.
Veniamo adesso alla parte puramente tecnica: come annunciato, il video, proprio come le edizioni Platinum americana e inglese, è stato restaurato dalle pellicole originali (la serie ha già più di dieci anni) e il risultato si vede eccome, sia a livello di pulizia dell' immagine che di resa dei colori. L'audio si presenta codificato nel formato Dolby Digital 5.1 sia per il giapponese (naturalmente con i sottotitoli attivabili) che per il doppiaggio italiano. In entrambi, musica, effetti sonori e d'ambiente, sono distribuiti su tutti i canali per ricreare nella maniera più completa la scena sonora. I dialoghi sono altettanto ben distribuiti anche se vengono prediletti i tre canali frontali. Gli extra sono distribuiti su tutti e otti i dvd ma non sono poi così numerosi come ci si aspettava. Sono presenti tutte le varie sigle di testa e di chiusura senza crediti e in versione originale, estratti sonori di sottofondo (già presenti anche nelle VHS), uno speciale in due parti sulla "mitologia di Evangelion", Animatics di alcuni episodi selezionati e le versioni Director's Cut degli episodi dal 21 al 24. Poi ci sono i commenti audio che meritano un discorso a parte visto che sono quelli che recano una doppia delusione. Chi si aspettava il running commentari di Anno o di Sadamoto è meglio che si metta l'anima in pace perchè non ci sono. A commentare gli episodi sono i curatori del doppiaggio dell' edizione americana e solo su tre episodi. Da una veloce ricerca su internet ho potuto verificare che, sia l'edizione USA che in quella UK, tutti gli episodi hanno il commento audio. Da quel che ho potuto ascoltare i commenti non sono malaccio, ma visto che non ci sono quelli delle MENTI dietro questo grandioso progetto, non sarebbe stato male averli almeno per tutti gli episodi.
In definitiva si tratta di un' ottima edizione sia sul versante puramente "collezionistico" che su quello tecnico (con qualche riserva per gli extra). Chi non volesse spendere la bellezza di 139 Euro (o giù di li) per il cofanetto, può sempre ripiegare sui dvd singoli che verranno pubblicati mese per mese. A voi la scelta.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: Dynit
Distributore: Dynit
Video: 1.33:1 letterbox
Audio: Italiano, Giapponese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano "dialoghi e cartelli", Italiano "cartelli"
Extra: Disco 1 - La mitologia di Evangelion (1^ parte), Anticipazioni episodi dal 2 al 5 in lingua originale, Presentazione della serie, Sigla di testa versione senza crediti e originale, Sigla di coda senza crediti e originale, Trailer, Trailers Dynit; Disco 2 - La mitologia di Evangelion (2^ parte), Anticipazioni episodi dal 6 al 9 in lingua originale, Sottofondo mensa ufficiali, Sigla di testa (ep. 8 e 9) senza crediti e originale, Sigla di coda (ep. 8 e 9) senza crediti e originale, Trailers Dynit; Disco 3 - Anticipazioni episodi dal 10 al 13 in lingua originale, Animatics completo ep. 9, Sottofondo autoradio di Misato ep. 12, Trailers Dynit; Disco 4 - Anticipazioni episodi dal 14 al 17 in lingua originale, Animatics completo ep. 15, Sottofondo camera ospedaliera di Shinji (ep. 14), Sottofondo camera di Asuka (ep. 14), Sottofondo nel soggiorno di Misato (ep. 15), Trailers Dynit; Disco 5 - Anticipazioni episodi dal 18 al 20 in lingua originale, Animatics completi ep. 18 e 19, Sottofondo nel soggiorno di Misato ep. 18, Sottofondo delle scene di soccorso ep. 18, Trailers Dynit; Disco 6 - Ep. 21 Director's Cut, Anticipazione episodio 21 in lingua originale, Animatics completo ep. 20, Commento di Matt Greenfield e Sean McCoy ep. 20, Sottofondo stanza ospedaliera di Rey ep. 20, Sottofondo automobile di Misato ep. 20, Filmati di repertorio sul Second Impact, Sigla di coda (ep. 19) senza crediti e originale, Trailers Dynit; Disco 7 - Ep. 22 e 23 Director's Cut, Animatics completo ep. 23, Commento audio di Matt Greenfield, Tiffany Grant e Sean McCoy ep. 22, Sigla di testa trasliterazione giapponese, traduzione e adattamente italiano, Sigla di coda originale inglese, traduzione italiana, Trailers Dynit; Disco 8 - Ep. 24 Director's Cut, Anticipazione episodio 26 in lingua originale, Animatics completi ep. 24 e 25, Commento con Matt Greenfield e Sean McCoy ep. 26, Trailers Dynit.
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto in metallo

Contenuti Cofanetto:
8 DVD contenuti in altrettante custodie digipack
1 set di 8 cartoline
1 poster esclusivo della Platinum Edition
1 booklet di 100 pagine "Evangelion Eciclopedia"












Monday, May 19, 2008

Far East Film Festival 10 - Day 9 - FINAL DAY

PEEPING TOM
Regia di Fukagawa Yoshihiro

Un aspirante scrittore, in attesa di veder pubblicati i suoi lavori, viene assunto da una rivista per scrivere racconti erotici. L'ispirazione gli arriva dopo che, con l'appartamento messo a soqquadro dai ladri, scopre dei buchi nelle pareti che gli permettono di "spiare" le abitudini, specie quelle sessuali, dei suoi vicini. I suoi racconti riscontrano subito il favore dei lettori ma con il passare del tempo per il giovane scrittore realtà e finzione cominciano a diventare indistinguibili. Il film di Fukagawa Yoshihiro è volutamente criptico, questo è un dato di fatto. Impossibile infatti, distinguere gli eventi reali da quelli immaginati dal protagonista per i suoi racconti. La bramosia voyeur è solo una fonte d'ispirazione o è la via di fuga dall' isolamento per un uomo tristemente solo? Peeping Tom è il racconto di un guardone dalla fervida immaginazione o è una ghost story? Queste sono solo alcune delle domande le cui risposte sono nascoste tra le immagini, tra le infinite pieghe della trama, risposte di cui alla fine del film non ci importa neanche tanto sapere.
2/5

TACTICAL UNIT - THE CODE
Regia di Law Wing-cheong

Da quel gran capolavoro che è PTU, sotto l'attenta produzione di Johnnie To (e quindi della Milkyway), nasce Tactical Unit - The Code, serie tv in cinque episodi, il primo dei quali è stato presentato in anteprima mondiale al Far East. Protagonisti indiscussi di questa serie (girata come se si trattasse di veri e propri film) sono gli agenti della squadra tattica della polizia di Hong Kong e le loro operazioni sempre al limite della legalità. Nonostante i nomi coinvolti (Simon Yam, Lam Suet e Maggie Cheung) Tactical unit è ben lontano da quel che è PTU (la Hong Kong notturna di Johnnie to e inarrivabile) e onestamente non sarebbe potuto essere altrimenti. Rimane comunque un prodotto tv di altissimo livello, di quelli che qui da noi non vedremo mai.
3/5

SPARROW
Regia di Johnnie To

Leggero e delicato come il volo di passerotto, Johnnie To ci conduce, con il suo ultimo film, nella vita di quattro abilissimi e simpatici borseggiatori. Le loro giornate trascorrono tra furti e colazioni al ristorante fin quando nelle loro vite non entra Chung Chun-lei, la cui affascinante bellezza mette nei guai Kei e la sua banda. Ma l'agire misterioso della ragazza nasconde una disperata richiesta d'aiuto. In novantuno perfettissimi minuti (non uno di più, non uno di meno), Johnnie To omaggia la sua bella Hong Kong dove i personaggi si muovono guidati dalla musica. Infatti, oltre ai soliti nomi noti (Simon Yam, Kelly Lin, Lam Suet ecc.), la musica "recita" un ruolo primario se non fondamentale: le note dettano il tempo agli attori e alla regia di To che "danza" tra splendidi piano sequenza e deliziose coreografie (il balletto degli ombrelli sotto la pioggia). Un esempio di grande cinema, in cui ogni sua parte concorre a dare vita a uno dei più bei film visti al Far East, se non il più bello.
5/5

Sunday, May 18, 2008

Lyric of the Week + Video / BLUVERTIGO - CIELI NERI


Scegli me fra i tuoi re
Un vortice ci avvolgera'
Ti prendero', se mi vuoi
Danzammo in due, lei se ne ando'
Ed io ora

Ho i ricordi chiusi in te
La tristezza dentro me
Tra due mani, le mie

Di lacrime, poi si bagno'
Il regno che ho chiesto a te,
Ed ora

Ho i ricordi chiusi in te
La tristezza dentro me
Tra due mani, le mie

Sono i cieli neri che, io so
Non si scioglieranno piu'

Friday, May 16, 2008

Far East Film Festival 10 - Day 8

AN EMPRESS AND THE WARRIORS
Regia di Tony Ching Siu-tung

La principessa Yan Feier si ritrova improvvisamente al trono dopo la morte del padre in battaglia, durante la guerra contro l'esercito di Zhao. La novella imperatrice si applica nell' addestramento militare per poter condurre l'esercito sul campo, ma dopo la sua prima battaglia resta gravemente ferita in un agguato e viene fortunatamente salvata dal dottore/eremita Duan Lan-quan. Nel frattempo una fazione contraria alla sua incoronazione, decide di darla per disertrice e prendere così il potere. E' chiaro fin da subito che il film di Tony Ching Siu-tung non punta alla ricostruzione storica ne ad un film incentrato esclusivamente sulle battaglie. Preferisce concentrarsi invece sul contrasto tra i sanguinosi campi di battaglia e la visione paradisiaca di un mondo senza guerre e morte (la foresta dove il dottore ex guerriero si è rifugiato). Purtroppo le belle sequenze di guerra (nulla da dire sulle coreografie) fanno decisamente "a pugni" con la visione romantica, tutta uccellini svolazzanti e canzoncina finale. Questi aspetti rendono il film un tantino indigesto, almeno per i miei gusti personali.
2/5

GACHY BOY - WRESTLING WITH A MEMORY
Regia Koizumi Norihiro

Mettere insieme Memento di Nolan con il wrestling...solo i giapponesi potevano pensarci. Il film del giovane regista Koizumi Norihiro, vede protagonista Igarashi Ryoichi, intelligentissimo laureando in giurisprudenza, unitosi al club di wrestling per diventare lottatore. Nonostante i giornalieri allenamenti i suoi progressi sono quasi nulli e non ci vorrà molto prima che i suoi compagni scoprano il motivo del suo scarso apprendimento: a seguito di un incidente Ryoichi non è più in grado di accumulare ricordi recenti. Quando si addormenta la sua mente si "resetta" fino al giorno dell' incidente. Simpatica e triste la storia di questo wrestler smemorato nella sua lotta disperata per avere una vita normale e felice attraverso la lotta, vista l'impossibilità di ottenere una qualsivoglia realizzazione personale con la laurea. Si ride e ci si commuove ma si rimane anche un po' disturbati da un eccessivo carico drammatico, già abbastanza evidenziato durante il film, che culmina in un incontro finale di wrestling dove la finzione, non si sa bene per quale motivo, va a farsi benedire: si combatte sul serio insomma, tutti piangono fiumi di lacrime con un finale che fa tanto Rocky. Esagerato, esagerato, esagerato!!!
3/5

MAD DETECTIVE
Regia di Johnnie To & Wai Ka Fai

Ritorna la coppia d'oro del cinema di Hong Kong: Johnnie To e Wai Ka Fai. Un ritorno segnato dalla follia, quella dell' ispettore Bun e dei suoi straordinari quanto eccentrici metodi investigativi basati più sulle emozioni che sulle consuete indagini. Tra l'altro, il detective Bun possiede la capacità di "vedere" la personalità innata delle persone. Il detective Ho, suo ex collega, vuole sfruttarne le abilità per risolvere il caso di un agente scomparso durante un appostamento. Mad Detective è un allucinato viaggio nella mente di un uomo in abito da poliziesco teso e coinvolgente. Lo spettatore è costretto ad osservare con gli occhi di Bun, a decifrare e distinguere cosa è reale e cosa invece è frutto di una mente malata, mentre le certezze vanno in frantumi come gli specchi della bellissima sequenza finale. Film sicuramente da rivedere più volte ma che conferma già alla prima visione il fortunato sodalizio tra To e Ka Fai.
4/5

Thursday, May 15, 2008

Ricominciare dal Paradiso

Una fotografia dai toni seppia ci mostra quattro uomini e una donna giapponesi. Alle loro spalle, le sbarre di una cella sulla quale si affaccia un gruppo di uomini dai lineamenti non proprio nipponici. Una singola fotografia ci racconta The Guys From Paradise, film di Takashi Miike datato 2000 (anno piuttosto prolifico per il regista visto che in quei dodici mesi è riuscito a sfornare la serie MPD Psycho, Dead or Alive: Birds e City of Lost Souls di cui ritroviamo alcuni attori e personaggi), nel quale ritornano temi a lui molto cari. La storia inizia nelle Filippine, in un pullman per il trasporto di galeotti, diretto verso la prigione "Il Paradiso". Al suo interno c'è un giovane businessman giapponese, Kohei, arrestato perché in possesso di un chilo di eroina. Trasferito nell' ala "giapponese" della prigione, fa conoscenza dei suoi compagni di cella: il pedofilo Sakamoto, lo "strano" Phillipine Taro e Uno, risposatosi con una donna del luogo dopo aver abbandonato la moglie. Viene presto introdotto a Yoshida, presunto boss della Yakuza, che lo vuole ingaggiare per svolgere alcuni "lavoretti". Ecco quindi un gruppo di giapponesi lontani dalla propria patria, cercare di mettere su una comunità in terra straniera. Che poi questa comunità venga a nascere all' interno di una prigione, questa è tutta un'altra faccenda. "Il Paradiso" non è una prigione come tutte le altre ma è un luogo di detenzione con porte girevoli e tanti comfort per chi è in grado di muovere qualche soldo con affari più o meno leciti che vedono lo sparuto gruppo di giapponesi assolutamente in prima linea, un gruppo di traditi, esiliati ma comunque fieri delle proprie origini tanto da non mischiarsi con gli altri detenuti. Ma nel racconto l'attenzione è posta soprattutto sulla figura di Kohei che rappresenta il classico colletto bianco giapponese, fedele "schiavo" della Compagnia per la quale lavora, perfettamente inserito in quel sistema che ti porta in alto tanto in fretta quanto in basso ti fa sprofondare. Così da rampante businessman, Kohei si ritrova detenuto e abbandonato da tutti, colleghi e la sua stessa donna, costretto a fare affidamento sui suoi compatrioti, invischiandosi in un sistema molto simile a quello che lo ha portato in galera. A differenza di quanto capitava in The Bird People of China (film che più si avvicina a The Guys from Paradise), dove il protagonista non vedeva altro sbocco nella sua esistenza se non rientrare in Giappone alla sua vecchia vita, qui i personaggi seguono un percorso che li porta ad un taglio netto con il passato e con le proprie origini. Un reset della propria vita per iniziarne una nuova o per trovare finalmente il "sentiero" al quale erano destinati. In conclusione, tornando per un momento sul discorso "prolificità", bisogna notare come in un anno Miike abbia fatto film sostanzialmente diversissimi tra loro, specialmente per quel che riguarda i generi, e di come sia riuscito ugualmente a renderli omogenei tra loro, soprattutto per le tematiche affrontate. E' il dono di questo straordinario regista, non si può che rendergliene merito.

Wednesday, May 14, 2008

Far East Film Festival 10 - Day 7

MAGIC BOY
Regia di Adam Wong

Leggo è un aspirante mago illusionista che lavora come fattorino per un ristorante. Non ha intenzione di diventare un professionista ma preferisce usare i suoi trucchi per far sorridere la gente e fare colpo sulle ragazze, in particolar modo sulla commessa di un negozio di borse della quale si è innamorato. Il problema è che la ragazza pare essersi invaghita di Hei, amico di Leggo e suo maestro illusionista. Simpatica commedia sentimentale, divertente, colorata, che riesce a stupire più di una volta con alcune azzeccate soluzioni visive. Peccato che cada nei classici luoghi comuni del genere (il triangolo amoroso non manca così come l'incursione nel melò). Un film che non tradisce le aspettative del pubblico al quale si rivolge (principalmente adolescenti), che farà sorridere o sbadigliare tutti gli altri. Ma di questo non si può certo fargliene una colpa.
3/5

YOUR FRIENDS
Regia di Hiroki Ryuichi

Amicizia, sentimento che unisce due o più persone, alcune volte per anni, altre solo per pochi importanti minuti, grazie ad una parola o ad un gesto. Fotografia, finestra sul passato che unisce tante piccole storie a quella di una giovane ragazza costretta da un incidente a dover camminare per il resto della sua vita aiutandosi con una stampella. Questo è in poche righe la base su cui poggia il dramma giapponese Your Friend di Hiroki Ryuichi, un delicato e commovente viaggio nei ricordi, concreto come un' istantanea e leggero come una nuvola. Si potrebbe accusare il film (ed il suo genere in senso più largo) di cercare sempre la "lacrima facile" con l'immancabile tragedia, o ancora per un minutaggio decisamente sfiancante, ma non si può non tener presente la qualità registica di Hiroki (lunghi piani sequenza per l' 80% della pellicola) o la sua capacità di raccontare con sincerità generazioni più giovani della sua (cosa assai rara).
4/5

THE OTHER HALF
Regia di Lin Linsheng

Appurato che "female relationship drama" non significa "film con donne che fanno le cosacce" (capito Deiv?!? ^__*) andiamo ad esaminare questo film. Storia di tre donne (madre vedova e le sue due figlie) alla ricerca della loro completezza, della loro metà mancante (da qui il titolo), raccontata nella Pechino di oggi e ripresa con videocamera digitale e lenti grandangolari. Una vedova che vuole risposarsi, la figlia maggiore che vuole vivere da mantenuta e la figlia più piccola che pensa solo alla carriera e ad intrattenere una relazione con il suo capo, sono le protagoniste di questo film fatto di dialoghi taglienti e toni da commedia. Ma anche con tutte le buone intenzioni, il film non convince nel complesso, sia per alcune scelte tecniche, sia per dei dialoghi francamente insostenibili per lunghezza e quantità (ma questo difetto potrebbe essere direttamente riconducibile ai sottotitoli o alla mia stanchezza).
2/5

THE REBEL
Regia di Charlie Nguyen

Vietnamiti e calci in faccia. Questa la formula dell' action a sfondo storico The Rebel di Charlie Nguyen, che vede protagonista un agente della polizia vietnamita al soldo degli occupatori francesi, passare dalla parte dei ribelli a seguito di una crisi di coscienza per aver ucciso un ragazzo durante un attentato. Considerato il numero esiguo di film prodotti dall' "industria" cinematografica vietnamita (due all' anno pare sia la media) si può cercare di non essere troppo severi con un film francamente un po' deboluccio. Un adeguato contesto storico e una certa ricercatezza nella fotografia, non salvano il film dalla piattezza, sia nel racconto che nella caratterizzazione dei personaggi. Belle le scene di lotta (si è andati a vederlo soprattutto per quelle), anche se eccessivamente ripetitive [il calcio volante/rotante era una costante (ho fatto anche la rima)], merito delle straordinarie doti atletiche dell' attore/stuntman/sceneggiatore protagonista Johnnie Nguyen.
2/5

CROWS - EPISODE 0
Regia di Takashi Miike

Miike torna al Far East e anche se non di persona, ha realizzato un filmato per tutti gli spettatori del festival, introducendoci così alla visione del suo ultimo film. Crows - Episode 0 è incentrato sulla lotta fra studenti per la conquista della loro scuola. Genji, appena trasferitosi, vuole "detronizzare" Serizawa (attuale leader della coalizione studentesca dominante) e dimostrare al padre di essere in grado di succedergli alla guida del clan yakuza del quale è il boss. Film riuscito solo a metà purtroppo: la prima parte è in puro "Miike style" (i titoli di testa, la sequenza del "bowling"). La seconda cede il passo alla natura commerciale del progetto (la canzoncina e il balletto sono decisamente irritanti) dando fin troppo spazio alle facce bellocce dei protagonisti (si sente la mancanza dei suoi attori feticcio!). Sinceramente una mezz'ora in meno di risse a "calci e pugni tra ragazzi in divisa scolastica con pettinature assurde" avrebbe giovato e non poco al film, facendoci uscire dalla sala meno stanchi e un po' più soddisfatti.
3/5

Tuesday, May 13, 2008

Un Miike d'altri tempi

Jumpei, ex pugile caduto in disgrazia, decide di dare una svolta alla sua vita e quella della sua donna, Yoko, rubando cinquecento milioni di Yen al clan yakuza Soryu al quale è affiliato. Non potendo celare al suo clan l'inganno, Jumpei nasconde il denaro, accoltella uno dei suoi "aniki" e si fa arrestare per tentato omicidio. Nei cinque anni che passa in galera, il clan Soryu perde il suo prestigio ed i suoi membri, oltre a voler recuperare i cinquecento milioni, meditano vendetta contro Jumpei. Certo di non poter sopravvivere cinque minuti una volta uscito di galera, Jumpei decide di utilizzare un decimo dei soldi rubati per pagarsi una formidabile guardia del corpo, l'invincibile, nonché maestro di Karate, Kiba.
Bodyguard Kiba è il quinto film diretto da Takashi Miike (il quarto per il mercato home-video, per essere precisi). Correva l'anno 1993 e solo due anni più tardi il Maestro avrebbe diretto quel Shinjuku Triad Society dove si manifesta per la prima volta il suo "cinema dei senza patria" e altre tematiche e ossessioni che sarebbero diventate segno distintivo del suo cinema. Difficile invece vedere in Bodyguard Kiba qualcosa che rimandi a Miike anche se cominciano ad essere piantati i semi che germineranno nelle sue produzioni future: oltre ad una ricercata scelta delle inquadrature (che dimostra comunque una cura particolare nel posizionare la macchina da presa) e a particolari soluzioni visive (il flashback che comincia e finisce con i disturbi tipici dei filmati in VHS) è presente l'ossessione per il corpo e per i suoni. In quest' ultimo caso è curioso notare come il "suono" della penetrazione nella scena dello stupro è messo bene in evidenza mentre viene censurato (con tanto di pixelloni) quando Yoko si inietta l'eroina. Onestamente non saprei dire quale delle due cose sia più disturbante.
Fondamentalmente Bodyguard Kiba è uno yakuza-movie che si miscela senza troppi problemi al più classico film di arti marziali. Sono proprio i combattimenti a mettere in evidenza i limiti registici di Miike nel riprendere sequenze di combattimento che risultano tutte abbastanza bruttine.
Il film svolge comunque il suo dovere, la storia non annoia e si lascia seguire anche grazie a qualche colpo di scena. Un Miike da riscoprire insomma. Da Bodyguard Kiba sono stati fatti due seguiti sempre da lui diretti.

NOTE A MARGINE: da marzo la Eagle sta pubblicando la Maki Collection dove nella categoria action sono presenti i tre film dedicati alla guardia del corpo Kiba. Il dvd relativo al primo film vanta formato video nel corretto formato, audio giapponese 2.0 con sottotitoli italiano o senza. Il dvd mostra il fianco per quel che riguarda la qualità video ma all' estero non si trova niente di meglio, perciò...