Sunday, November 30, 2008

Lyric of the Week + Video / OASIS - I'M OUTTA TIME

**Nuovo singolo. I really like it**


Here is a song
It reminds me of when we were young
Looking back at all the things we’ve done
You gotta keep on, keeping on

Out to sea
It’s the only place I'm asleep
Can get myself some peace of mind
You know it’s gettin’ hard to fly

If I’m to fall
Would you be there to applaud?
Or would you hide behind them all?
‘Cause if I am to go,
In my heart you’ll grow
And that’s where you belong…

If I’m to fall
Would you be there to applaud?
Or would you hide behind them all?
‘Cause if I am to go,
In my heart you’ll grow
And that’s where you belong…

If I’m to fall
Would you be there to applaud?
Or would you hide behind them all?
‘Cause if I have to go
In my heart you’ll grow
And that’s where you belong

Guess I’m outta time
I’m outta time
I’m outta time
I’m outta time
I’m outta time

Friday, November 28, 2008

"We're being quarantined here. We're being kept here to die"

Il perchè film come Hostel o Saw siano supportati da battage promozionali imponenti, è un segreto che, a confronto, a quelli di Fatima ci fa un baffo. Se poi pensiamo che film minori (nel senso che magari non possono fregiarsi dello strillo "prodotto da Quentin Tarantino"), ma molto più validi, vengano fatti passare in sordina e distribuiti nelle sale in periodi nei quali la gente non va al cinema neanche sotto tortura, è un altro bel segreto da svelare. E qui cadiamo a bomba su The Ruins (tradotto pari pari per la versione italiana in "Rovine") primo lungometraggio del regista Carter Smith, uscito da noi in piena estate e che, nel suo piccolo, non ha nulla da invidiare alle pellicole di Roth e Bousman. Protagonisti della vicenda sono un gruppo di ragazzi, americani e non, in vacanza in Messico che, dopo essersi ubriacati e stracciati per tutta la durata del soggiorno, decidono di dedicare l'ultimo giorno alla cultura andando a visitare un antico tempio Maya di recente scoperta. Giunti sul posto si trovano presto costretti a non poter abbandonare le rovine a causa di un gruppo decisamente ben armato e minacciosi di autoctoni. Ma la vera minaccia per i ragazzi è la pianta rampicante che cresce rigogliosa dentro e fuori il tempio nel quale si sono accampati. Si, avete letto bene: una pianta! Partendo dallo stra-abusato gruppo di ragazzi da mandare al macello, qui non ci sono famiglie cannibali, ne ricchi e annoiati torturatori paganti. Solo una pianta all'apparenza innocua ma desiderosa di mangiarsi vivi i malcapitati visitatori con i suoi "tentacoli" che si insinuano nelle carni e si riproducono sotto la pelle. Da un punto di vista puramente gore, aspetto che in questa tipologia di film è fondamentale, l' attitudine invasiva delle piante porta ad alcune delle sequenze più gustose da un po' di tempo a questa parte: immaginate un po' voi un' amputazione eseguita con un grosso sasso e un coltello da caccia, o una giovane pulzella che si auto-affetta un po' ovunque. Mettendo da parte il discorso originalità, la cui quasi totale mancanza affligge il genere da troppo tempo e che porterebbe alla bocciatura del 90% dei titoli che escono, The Ruins mi è piaciuto assai per i seguenti motivi: 1) perché i distributori non se lo sono quasi filato. 2) perché non è un remake. 3) perché non è un remake di un film giapponese. 4) perché è splatter senza essere sborone. 5) perché c'è Jena Malone. E non aggiungo altro.

Thursday, November 27, 2008

"Greatness comes to those who take it"

Sostanzialmente credo che, quando ci si trovi di fronte un film storico o che racconti su percorsi biografici la vita di un determinato personaggio, il pubblico si divida fra quelli che prediligono ricostruzioni fedeli e quelli disposti a chiudere un occhio sulla fedeltà ma aprirne anche un terzo a favore della pura spettacolarità. Il cinema hoolywoodiano si è soprattutto rivolto alla seconda tipologia di pubblico con film riusciti (vedi Il Gladiatore) e altri decisamente inguardabili (ad esempio Troy).
Questo tipo di pellicole non suscitano in me particolare interesse perciò mi sono avvicinato con diffidenza a questo Mongol, di Sergei Bodrov, che racconta la storia del grande Gengis Khan.
La cosa che mi ha favorevolmente colpito di questa grossa produzione russa, è sicuramente l'avere le potenzialità per rivaleggiare con i cugini americani ma preferire all' epicità delle battaglie che resero famoso il re dei Mongoli (qui presenti ma con il contagocce), raccontare il percorso umano del Khan, dall' infanzia fino al momento in cui riunisce sotto il suo comando tutte le popolazioni della Mongolia.
Il proverbio mongolo "Non schernire il cucciolo indifeso. Può divenire la tigre feroce" apre il film e un po' riassume la vita non proprio fortunata di Temudjin, futuro Gengis Khan, segnata dalla morte del padre, che l'ha costretto dall'età di 10 anni a lottare per sopravvivere contro gli usurpatori che vedevano in lui una minaccia in quanto erede legittimo, ma soprattutto dal sacrificio, dalla schiavitù, dalla lotta contro il suo stesso fratello di sangue, dall'amore eterno per la sua sposa. Una vita che l'ha forgiato facendolo diventare un uomo fiero delle sue origini ma in un certo senso un rivoluzionario, non legato a vecchie tradizioni, pronto a comandare in maniera implacabile pur di riportare l'ordine in una terra governata dal caos.
Su quella stessa terra la macchina da presa di Bodrov si sofferma, riempendo l'inquadratura di paesaggi splendidi che si estendono a perdita d'occhio, ridimensionando la grandezza dell' uomo che ci impose la sua legge. Ma il regista russo dimostra di saperci fare anche quando si tratta di girare scene di battaglia che, a conti fatti, sono solo due ma davvero molto, molto belle. Ad interpretare il ruolo di Temudjin/Gengis Khan è stato scelto l' attore giapponese Tadanobu Asano del quale non smetterei mai di spendere parole d'elogio e, per inciso, è anche il motivo principale che mi ha spinto verso questo film. Diffidenza mal riposta questa volta, ed è un piacere ricredersi in casi del genere.

Wednesday, November 26, 2008

24 - REDEMPTION -

Se tutto va bene questa è l'ultima volta che tiro in ballo lo sciopero degli sceneggiatori ma un evento di tale portata non poteva non coinvolgere anche la mia serie del cuore, 24. Per sua stessa natura (un giorno della vita dell' agente Jack Bauer narrato in tempo reale, in ventiquattro episodi da un' ora ciascuno) la serie non poteva essere ne tagliata, ne arrangiata per durare meno, in quanto ne sarebbe uscita decisamente compromessa (come successo a Heroes). I produttori hanno pensato bene perciò di sospendere la serie e rimandarla a quando le acque si fossero calmate. Alla fine il rinvio è durato dodici mesi e il Day 7, salvo ulteriori e non graditi imprevisti, dovrebbe iniziare il prossimo 11 gennaio 2009. Cosa fare però per alleviare l'attesa ai "24 addicted" in questa manciata di giorni che ci separano dal ritorno di Jack Bauer? Joel Surnow e Robert Cochran, creatori della serie, hanno pensato bene di mettere insieme un film per la TV (definizione un po' larga ma visto la durata non è poi così sbagliata) che funge da collegamento tra la sesta stagione e la seguente.
Ambientato qualche anno dopo la fine del Day 6, Jack si trova in Africa nel fittizio stato Sangala, ospite dell 'amico ed ex-compagno delle Forze Speciali, Carl Benton, che gestisce una scuola per orfani. Jack sta girando il mondo cercando di sfuggire al suo passato che comunque gli sta sempre alle costole: il segretario del consolato americano a Sangala infatti, lo raggiunge per consegnargli un mandato di comparizione emesso da una commissione del Senato che vuole processarlo per alcuni episodi di tortura su prigionieri sotto la sua custodia. Jack non è intenzionato a tornare ma il precipitare della situazione in Sangala, dove un esercito di liberazione popolare sta organizzando un colpo di stato reclutando bambini per la guerra, lo vede costretto ad aiutare l'amico Benton a portare i giovani ospiti della scuola al sicuro tra le mura dell' ambasciata USA. Nel frattempo in America, il Presidente Daniels si prepara per il passaggio di consegne con la neo eletta Presidente Allison Taylor. Ma la crisi in Sangala sembra essere pilotata da ambienti molto vicini alla Casa Bianca.

Due ore narrate in tempo reale (dalle 3 alle 5 di un caldo pomeriggio africano), splitscreen e timer che segna inesorabile il passare del tempo, sono tutti elementi che aiutano subito ad immergersi nell' atmosfera "24" nonostante appaia chiaro che siamo ben lontani dalle emozioni che la serie sa regalare: Redemption è fondamentalmente un prequel (come quelli che si trovano tra gli extra dei dvd della serie) sufficientemente allungato per narrare, con svolte forse troppo frettolose e superficiali, una breve storia che giustifichi il ritorno di Jack in patria. Il nostro agente dell' anti-terrorismo preferito ci regala le sue classiche "one-man action" (anche se avrei preferito gli fosse stato dato più spazio) mentre gli autori usano il pretesto per puntare il dito contro la politica estera americana e sulle "Nazioni Unite" incarnate in un personaggio a dir poco odioso. Piacevole, ma relegato ad un ruolo troppo limitato, il personaggio di Robert Carlyle mentre quello di Jon Voight sicuramente avrà le sue belle responsabilità negli eventi del Day 7. Non nascondo che avrei preferito vedere Jack Bauer che metteva a ferro e fuoco mezza Africa ma capisco anche che la natura di questo prodotto non era quella di essere un concentrato della serie TV. In definitiva, 24 - Redemption può essere considerato un semplice antipasto, un po' leggero ma comunque gustoso.

Tuesday, November 25, 2008

AD UN PRIMO SGUARDO: DEXTER - SEASON 03, TERMINATOR: SARAH CONNOR'S CHRONICLE - SEASON 02, CALIFORNICATION - SEASON 02

Alla Showtime devono aver alzato a dismisura i livelli di sicurezza per proteggere il segreto che si cela dietro la realizzazione di una serie praticamente perfetta come Dexter. Questa terza stagione, dopo quattro episodi visti, si mantiene su livelli altissimi. Nessun calo, anzi, parecchi nuovi spunti che spero vengano sviluppati a dovere. Un Dexter libero dal "codice" e pronto a seguirne uno tutto suo, è la base da cui parte la nuova stagione. Viene anche introdotto un nuovo personaggio, Miguel Prado, che sembra assumere si da subito un ruolo di primo piano nella serie e nella vita di Dex. Non mi aspetto niente di meno dalle puntate che verranno.

Inizia dove si era interrotta la precedente questa seconda stagione di Sarah Connor's Chronicle e dopo una manciata di episodi sembra che l'andazzo sia sempre lo stesso. La serie ha le potenzialità di fare, ci prova ma non fa. La si segue per amore del soggetto dal quale è tratta ma non coinvolge. In questa seconda stagione entrano nel cast in maniera definitiva Brian Austin Green (che è impossibile non ricollegarlo a l personaggio di David in Beverly Hills 90210) e Shirley Manson, cantante dei Garbage, che qui interpreta il T1001...forse la novità più interessante della serie. Credo la seguirò fino alla fine ma lo guarderò nei ritagli di tempo.

Stesso discorso come The Sarah Connor's Chornicle, la seconda attesissima stagione di Californi- cation si mantiene sui livelli della prima ma, a differenza di Terminator, la qualità è decisamente medio-alta. Nonostante il finale della prima stagione mi fosse sembrato troppo accomodante e non in linea con il resto della serie, ho contato i giorni che mi separavano dal ritorno del grandissimo Hank Moody, sempre sboccato e irriverente ma impegnato a diventare un marito e un padre modello. Imperdibile.

Monday, November 24, 2008

...and so it ends...


Ne ho appreso la notizia venerdì, sul sempre aggiornatissimo Alone in Kyoto e non volevo crederci ma la news è più che confermata: oltre a Dirty Sexy Money ed Eli Stone, l' ABC ha messo alla porta anche Pushing Daisies.
Non sembra ci siano possibilità di un passo indietro da parte del network perciò, almeno per il momento, la cancellazione di una delle migliori e originali serie sembra definitiva.
Come la "mobilitazione popolare" per Jericho insegna, meglio non sottovalutare lo zoccolo duro degli aficionados.
Per il momento quindi incrociamo le dita nonostante la tristezza infinita.

Vi lascio un piccolo assaggio della serie, giusto per farvi capire a cosa ci stanno costringendo a rinunciare:


Sunday, November 23, 2008

Lyric of the Week + Video / CASSIUS - TOOP TOOP


After all the words we sing
I got my eyes on my machine
You could just put online
So I got some piece of mine
I could keep up during night
I’m gonna search people fight
Hanging out on every
All I got is a machine

After all the words we sing
I got my eyes on my machine
You could just put online
So I got some piece of mine

After all the words we sing
I got my eyes on my machine
You could just put online
So I got some piece of mine
I could keep up during night
I’m gonna search people fight
Hanging out on every
All I got is a machine

After all the words we sing
I got my eyes on my machine
You could just put online
So I got some piece of mine
I could keep up during night
I’m gonna search people fight
Hanging out on every
All I got is a machine


**Nel caso il messaggio non fosse chiaro: E' USCITO IL DVD DE "IL DIVO"!!!**

Friday, November 21, 2008

Ma qualcuno si ricorda di: COCCINELLA

A seguito della morte dei genitori durante un viaggio per il loro anniversario di matrimonio, sette fratelli si ritrovano orfani ma decisi a sopravvivere con le proprie forze senza contare sull' aiuto del ricchissimo nonno.

Vi ricorda niente?
Questa era la trama alla base del cartone animato "Coccinella", che prendeva il nome dalla piccola e simpatica protagonista. Andava in onda circa una vita fa e non sulle reti principali quindi queste è una bella sfida.
Che dite?
Qualcuno di voi ne ha memoria?
In attesa di risposte vi lascio il video con la sigla italiana:


Thursday, November 20, 2008

Sparate a tutti...anche attori e regista se bastano i proiettili

Mr Smith se ne sta seduto ad una fermata dell' autobus in piena notte a sgranocchiare una carota (perché uno non lo faccia a casa sua comodamente in poltrona non ci è dato saperlo) quando vede una donna incinta fuggire da un uomo che cerca di ucciderla. L'interruttore de "l'istinto del buon samaritano" scatta su ON e Mr Smith si schiera a difesa della fanciulla e del nascituro. Per una serie di eventi (tutti piuttosto violenti e sanguinari) Mr. Smith si ritrova a fuggire con un neonato e una battona popputa, inseguito da killer spietati che sembra vogliano soltanto fare la pelle al bambino. Si troverà tra l'altro invischiato in un complotto che arriva a coinvolgere un' importante industria d'armi da fuoco e uno dei candidati alla Casa Bianca. Coaudivato dal sempre aggiornato imdb, scovo informazioni sul regista sceneggiatore, a me sconosciuto, Michael Davis, autore di questo giocattolone inutile dal titolo Shoot Em Up. Leggo che una serie di titoli a me quasi del tutto sconosciuti l'ultimo dei quali uscito nel 2003. Quindi se gli ci son voluti quattro anni per partorire questa boiata, non gli conveniva prolungare di qualche anno la vacanza? Shoot Em Up è la prova lampante di come possano esserci differenze abissali anche tra film di puro intrattenimento: mentre un film come Wanted, indifendibile sotto diversi aspetti, risulta comunque un film incredibilmente coinvolgente e divertente, merito anche di una regia che sa cogliere ogni possibile spunto action che una pellicola del genere propone, Shoot Em Up ci prova ma non ci riesce: trama inutile, personaggi inesistenti, ma fino a qui ci si può stare. Si inizia poi con una sparatoria che viene riciclata noiosamente per tutto il resto del film, condendo il tutto con un umorismo che andava bene per i film del buon Swarzy dei primi anni '90 (esempio: Mr. Smith conficca nella gola di un cattivone una delle sue amate carote e poi esclama "mangia le verdurine"). Non può essere considerato neanche un "videogiocone" perché da quel punto di vista Crank è ancora inarrivabile. Anche a livello di attori fa veramente cascare le braccia: Clive Owen, che a differenza di molti io non trovo poi così pessimo, qui è una maschera sempre uguale dal primo fino all' ultimo minuto. Paul Giamatti, ottimo caratterista, non si capisce come sia finito in un progetto simile anche se un bel po' di soldini sembra essere il motivo più valido. E poi c'è lei, la cosa più lontana dall' essere definita orgoglio nazionale, una di quelle attrici che il grandissimo René Ferretti definirebbe "cagna anche in foto": la bella (perché bella è bella, poco da dire) Monica Bellucci, che nei miei incubi peggiori me la immagino recitare infiniti monologhi con me legato ad una sedia costretto ad ascoltarla. Anche in questo film da il meglio di se recitando in lingua originale e doppiandosi per la versione italiana. Uno stupro per le nostre orecchie e per l'attività recitativa tutta. Perché guardarlo? No, non scherziamo. Non esiste a questo mondo un motivo sufficientemente valido.

Wednesday, November 19, 2008

Laura : Musica = Mulo : Pedofili ?!?

Io non capisco proprio perché fate di tutto per sviarmi dalla mia consueta attività di blogger.
Prima il piccolo
Muccino, poi il Pinone Nazionale e adesso, cara Laura, ti ci metti pure tu?
Leggo
qui qualche giorno fa, parte di un' intervista rilasciata per La Stampa dove afferma:

"Dico io: i provider bloccano i siti porno e pedofili, non si potrebbe far la stessa cosa con la musica piratata? Il mio disco è su eMule da una settimana, è una vergogna"



Ora, non è da tutti condensare in poche parole una marea di cazzate perciò, tanto di cappello a chi ci riesce. Non è neanche facile riuscire a rispondere a idiozie di tal livello senza inserire un insulto ogni due parole, però ci proverò.
La prima cosa che cattura la mia attenzione è quel "vergogna". Si perché nel nostro Bel Paese (ci ostiniamo a chiamarlo così) ci sono tante cose di cui dovremo vergognarci e un CD condiviso su eMule sinceramente mi sembra che non rientri tra le più gravi. Nessuno toglie il lavoro che c'è dietro la realizzazione di un disco (bello o brutto che sia) e sarebbe corretto comprare i CD originali. Io sono il primo che preferisce avere il suo bel CD con custodia, libretto e compagnia cantante. Solo che non tutti possono permettersi di sborsare venti Euro (quando va bene) per un disco e non mi sembra si faccia nulla per rendere la diffusione musicale su CD accessibile a tutti. Si preferisce invece avere le spalle coperte dalle major e poi fomentare la caccia alle streghe contro i siti peer to peer.
Ma forse mi sbaglio io. Forse nel mondo incantato di Pausinilandia, tra soldi e tournee in paesi latino-americani, il proprio CD messo in condivisione è la più terribile delle vergogne. Eppure sono convinto che se chiedesse, alle migliaia di persone che affollano i suoi concerti, quanti hanno comprato il disco e quanti l'hanno scaricato, la risposta potrebbe farle cascare le mutande con i pantaloni ancora addosso.

Paragonare poi i siti come eMule ai siti pedopornografici, auspicando che subiscano da parte dei provider lo stesso tipo di oscuramento, bé, è una stronzata tanto grande che credo si commenti da sola. Mi auguro soltanto sia una cosa detta con leggerezza e che non ci sia convinzione in queste affermazioni.

Chi mi legge da un po' sa che la Pausini non è certo tra gli artisti che seguo anche perché non rientra certo tra le mie preferenze musicali. Mi astengo perciò da qualunque giudizio di carattere artistico, che non sarebbe comunque obiettivo, e vi lascio invece alle parole dell' immenso PINO SCOTTO, sempre sia lodato:


Tuesday, November 18, 2008

GO, GO, GO, GO ! ! !

Io con i Wachowski ce l'ho a morte, non è una novità. Ho adorato The Matrix ma detestato i suoi due pretenziosi seguiti arrivando quasi al punto, cosa assai rara per me, di cedere alla tentazione di abbandonare di corsa la sala durante la visione. Niente di strano quindi se ho accolto il progetto Speed Racer con molta diffidenza e un po' di pregiudizio. Non è un segreto l' amore che i fratellacci nutrono per l'animazione giapponese (Animatrix ne è la conferma) perciò non è poi così strano che proprio loro si siano presi il fardello di portare al cinema un anime cult degli anni '70 come Go Go Mach 5. La trama è quanto di più semplice si possa trovare: il protagonista, Speed, sin da bambino non ha nient' altro in testa che le gare automobilistiche, passione che, da padre in figlio, scorre nelle vene della famiglia Racer da generazioni. Il fratello si Speed, Rex, è stato il suo punto di riferimento, quasi il suo eroe, fino a quando la sua carriera finisce tragicamente in un mortale incidente e il suo nome viene trascinato nel fango. Speed raccoglie l' eredità del fratello e aiutato dalla sua famiglia punta a diventare un campiona automobilistico. Scopre però che quel mondo che tanto ama è in realtà succube dei grandi sponsor che vedono nelle gare un modo molto semplice per fare soldi. Deciso a non sottostare a queste regole, la carriera di Speed viene stroncata e l'azienda di famiglia decisamente compromessa. Con l'aiuto del misterioso pilota Racer X, Speed cercherà di ribaltare le sorti della sua famiglia e di riabilitare una volta per tutte il nome del fratello. Ricordo che alla sua uscita, Speed Racer raccolse diversi pareri negativi, tendenza che con il tempo è andata cambiando fino a sentirne parlare in maniera del tutto entusiastica. In questo caso, trattandosi di pareri del tutto soggettivi, non si può dire che la verità sta nel mezzo ma di sicuro, proprio li in mezzo, ci si può trovare il mio parere su questo film: Speed Racer non è un brutto film ma neanche un capolavoro. Lontano dai filosofeggiamenti cyberpunk("di 'sta cippa" aggiungerei) nei quali si erano persi ai tempi di Reloaded e Revolution, i Wachowski puntano tutto su di un approccio molto più "easy" puntando ad un linguaggio più semplice, cercando forse di avvicinare al film un pubblico giovane anche attraverso l' uso di ben definite figure comiche, come il piccolo Spritle Racer e la sua scimmietta (che, per inciso, avrei volentieri voluto veder bruciare al rogo). Ma il punto di forza del film sta sicuramente nell' aspetto visivo e anche qui si prendono le distanze dai lavori precedenti: dove prima c'era una ricerca del croma tutta votata alle tonalità di verde, qui c'è una vera esplosione di colori, una palette variegata che lascia veramente senza parole, che ricopre ed accende ogni cosa dai personaggi alle scenografie (reali e non). E veniamo al tasto dolente, le corse automobilistiche. Veicoli aerodinamici dal gustoso aspetto retrò che sfrecciano e sfidano la gravità su avveniristici circuiti. Affrontano impossibili paraboliche tutte in derapata, usano trampoli per saltare gli avversari, si tamponano e si spingono a velocità pazzesche. Tutte cose che mandano alle stelle il livello di meraviglia sin dalla prima gara. E anche alla seconda. Alla terza c'è già qualcosa che non va e alla gara finale sei al limite della sopportazione. Questo perché, al di la di quanto le corse possano risultare adrenaliniche, sono grossomodo tutte uguali con solo lo sfondo su cui si svolgono a fare la differenza, un difetto non da poco se si considera che si parla dell' anima stessa della serie dal quale il film è tratto. Detto questo però, mi sento di promuovere questa ultima fatica dei Wachowski in virtù dei pregi che non si può non imputargli. Non li posso ancora perdonare per il male che hanno fatto a The Matrix, ma se continuano così sono sulla buona strada.

Monday, November 17, 2008

If I wasn't a girl would you like me anyway?

Perso nuovamente per un film svedese.
Dopo Songs from the Second Floor mi ritrovo nuovamente rapito da un cinema essenziale nella forma ma che colpisce con un' ondata di sensazioni ed emozioni che faticano a spegnersi.
E come per il film di Roy Andersson, mi ritrovo nella difficile situazione di tradurre le emozioni, che Let The Right One In è riuscito a trasmettermi, in parole. In realtà ero anche indeciso se parlarne ora o aspettare la sua probabile uscita in Italia nel 2009, ma visto che la tematica trattata sta vivendo, sia al cinema che in TV, una nuova giovinezza forse il momento non potrebbe essere migliore.
Tratto dal romanzo di John Ajvide Lindqvist, il film di Tomas Alfredson è fondamentalmente un horror. Un horror sui vampiri, ad essere precisi, ma senza tutti quegli elementi "classici" o luoghi comuni che queste figure richiamano: non ci sono croci, collane d'aglio e denti acuminati. C'è il sangue, l'impossibilità di esporsi alla luce del sole e una fame incontrollabile. A dir la verità Let The Right One In è un horror "contenuto", che gioca le sue carte in precisi momenti, circoscritti ma perfettamente funzionali e mai accessori, merito questo di una sceneggiatura inattaccabile. Al di la di questo, il cuore del film è da un'altra parte e pulsa con forza tra distese innevate e palazzi anonimi di una fredda Stoccolma. Ed è in nel cortile di uno di questi palazzi, di notte, che nasce il dolcissimo e speciale rapporto tra i due giovani protagonisti.
Lui è Oskar, figlio di genitori separati. Lei è Eli, appena trasferitasi in città insieme al padre.
Lui subisce passivamente le angherie di alcuni bulli. Lei è un vampiro.
Oskar si apre completamente ad Eli, cosa che non fa con nessun altro.
Eli prova ad instaurare con Oskar un rapporto ben diverso da quelli che la sua natura di predatore le permette.
Nella loro profonda diversità sono spiriti affini, condividono un senso di solitudine a abbandono che provano a compensare l' uno con l'altra.
Su questi presupposti Alfredson dedica loro tutto lo spazio possibile, creando nel quadro un' intimità dove l' amore tra due dodicenni raggiunge momenti di romanticismo struggente e altri fortemente disturbanti, in un percorso che porterà, soprattutto Oskar, ad una liberatoria accettazione della violenza e ad una più ampia percezione della morte che, paradossalmente, è ciò che più li rende simili (il desiderio di uccidere di Oskar e la necessità di uccidere di Eli).
Mi potrei dilungare ulteriormente portando il discorso sulla pregevole fattura tecnica (la fotografia in particolare) ma credo sia veramente il caso che ognuno veda con i propri occhi di cosa sto parlando, perciò riassumo e concludo il tutto in un unico aggettivo: splendido. A prova di smentite.

Sunday, November 16, 2008

Lyric of the Week + Video / ALANIS MORRISETTE - YOU LEARN


Ooh, ooh, ooh...
I, recommend getting your heart trampled on to anyone, yeah
I, recommend walking around naked in your living room, yeah

Swallow it down (what a jagged little pill)
It feels so good (swimming in your stomach)
Wait until the dust settles

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

I, recommend biting off more than you can chew to anyone
I certainly do
I, recommend sticking your foot in your mouth at any time
Feel free

Throw it down (the caution blocks you from the wind)
Hold it up (to the rays)
You wait and see when the smoke clears

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

I, I, oh, oh

Wear it out (the way a three-year-old would do)
Melt it down (you're gonna have to eventually, anyway)
The fire trucks are coming up around the bend

You live you learn, you love you learn
You cry you learn, you lose you learn
You bleed you learn, you scream you learn

You grieve you learn, you choke you learn
You laugh you learn, you choose you learn
You pray you learn, you ask you learn
You live you learn

Friday, November 14, 2008

From My Personal Library: DAVID LYNCH - IN ACQUE PROFONDE


"Il programma di meditazione trascendentale che pratico da trentatré anni ha svolto un ruolo fondamentale per il mio lavoro nell'ambito del cinema e della pittura e per ogni sfera della mia vita."

"Quanto è magico entrare in un teatro e veder spegnersi le luci. Non so perché. C'è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo."

"Il cinema è un linguaggio. Può dire tante cose. Cose grandi, astratte. E' uno dei motivi per cui l'amo. un linguaggio con cui puoi dire un' infinità di cose, perché hai disposizione il tempo e le sequenze. I dialoghi. La musica. Gli effetti sonori...Per me è bellissimo pensare alle immagini ed ai suoni che scorrono insieme nel tempo,una sequenza dopo l'altra, creando qualcosa di realizzabile solo ed esclusivamente attraverso il cinema...Quando trovo un' idea per un film mi innamoro del modo in cui il cinema può esprimerla. Mi piacciono le storie piene di concetti astratti, e sono proprio queste storie che il cinema può raccontare."

"Un film dovrebbe camminare con le proprie gambe. E' assurdo che un regista debba spiegarne il significato a parole...Talvolta le persone dicono di fare fatica a capire un film, ma penso che in realtà capiscano molto più di quanto si rendano conto. Perché abbiamo tutti ricevuto il dono del' intuito: possediamo davvero il talento di intuire le cose."


Proporre alcune citazioni prese direttamente dal testo mi è sembrato il modo migliore per parlare del libro di David Lynch "In Acque Profonde" una raccolta di pensieri che il regista ha voluto condividere.
I temi trattati variano dall meditazione trascendentale al cinema. Dal linguaggio cinematografico all' importanza di riuscire ad interpretare da se un film. Dalla musica nei film fino ad un sentito e commosso ricordo degli ultimi giorni di Federico Fellini. Non mancano piccoli ma gustosi aneddoti su Twin Peaks (la genesi della "Stanza Rossa") e sui suoi film più famosi, da Eraserhead a INLAND EMPIRE.
Libro sicuramente fondamentale per gli estimatori del regista e decisamente consigliato a chi non l'ha mai sopportato o vorrebbe approfondirne la conoscenza.

Thursday, November 13, 2008

"It's better to be judged by twelve people, than carried by six"

Robert è il manager di un noto nightclub di New York che gestisce per conto di una famiglia russa probabilmente legata ad ambienti malavitosi. Joseph è suo fratello che, con grande orgoglio del padre è entrato in polizia riuscendo a fare una brillante carriera. In un momento in cui il traffico di droga legato alla mafia russa sta raggiungendo livelli di guardia, Joseph, insieme al padre, cercano di convincere Robert a collaborare con la polizia come informatore, considerato anche il fatto che negli ambienti che frequenta nessuno sa che è imparentato con poliziotti. I contrasti familiari portano Robert a rifiutare e a diventare lui stesso vittima di una retata nel suo stesso locale, allo scopo di arrestare il pericoloso trafficante Vadim. La risposta violenta ed implacabile di Vladim non tarda ad arrivare e a venire colpita più duramente è proprio la famiglia di Robert che si sente così costretto a porre rimedio ai suoi errori. La frase "WE OWN THE NIGHT" è cucita sulla maniche delle divise dei poliziotti. Ma chi è che può veramente dire di avere potere sulla notte, di possederla o governarla? Ne i poliziotti ne la malavita organizzata possono. Sono solo pedine che si muovono al di sotto dell' oscurità messa in scena da James Gray, una notte lunga, opprimente, della quale diventa difficile percepirne la durata, intervallata da brevi momenti di luce, opaca, lasciata timidamente filtrare dalle finestre o nascosta dalla pioggia scrosciante. Una New York quasi irriconoscibile (un po' come la Londra de La Promessa dell' Assassino) sul finire degli anni '80, fa da teatro ad una storia di legami di sangue assopiti che proprio il sangue versato risveglia violentemente. Una storia di uomini caduti alla disperata ricerca di una rivalsa morale. Una storia dove il bene indossa una divisa e il male viene da una terra straniera. Una storia dai risvolti prevedibili eppure lontani dalla banalità, personaggi "unilaterali" ma non per questo meno definiti. I Padroni della Notte (così tristemente adattato dall' originale We Own the Night) è un poliziesco dalle tinte noir che si rifà ad i classici di genere dove, attori in parte e alcune sequenze che meritano veramente tutte le lodi possibili (e mi riferisco sia alla scena nella fabbrica di droga che all' inseguimento in macchina), non fanno che dimostrare con convinzione come sia possibile fare un certo tipo di cinema di ieri ancora oggi, senza farlo apparire per nulla datato.

Wednesday, November 12, 2008

"Okay uber-sluts, we have new meat!"

Per quanto io possa essere allo scuro dei meccanismi che stano dietro la creazione di un film horror, sta di fatto che si tratti di un genere dove le novità latitano, che si ricicla continuamente e dove spesso si prende ispirazione dai classici. I film di Romero, ad esempio, con i suoi morti viventi, sono stati fonte d'ispirazione per remake, parodie e variazioni sul tema, non sempre riuscite ma alle volte parecchio apprezzabili. Trovando queste creature parecchio affascinanti, per quanto inquietanti possano essere, sono sempre attratto da film che le vedono protagoniste. Ed è con questo mio interesse che, passeggiando tra gli scaffali della mia videoteca di fiducia, mi sono trovato tra le mani un piccolo film di cui avevo letto qualcosa su internet e che in sala naturalmente non è uscito: Zombie Strippers!. Ora, mentirei se dicessi che l'accoppiata morti viventi/tette al vento non mi abbia, per così dire stuzzicato, e credo che forse lo scopo di riunire in un solo film zombie, un' icona del porno come Jenna Jameson e Robert "Nightmare" Englud, fosse proprio quello di richiamare un' ampia fascia di pubblico. La storia prende piede in un non meglio (e per fortuna al momento scongiurato) futuro nel quale la nudità è bandita per legge e dove George W. Bush è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d' America per il suo quarto mandato consecutivo. Con il suo vice Schwartzenegger stanno lentamente cancellando ogni traccia di democrazia oltre a combattere conflitti in ogni angolo del pianeta. I soldati cominciano a scarseggiare e così un gruppo di scienziati cerca di risolvere il problema attraverso un composto chimico in grado di ridare vita ai tessuti morti. Naturalmente la situazione (apparentemente) sfugge al controllo e il composto trasforma le persone in famelici zombie. Un infetto riesce a fuggire e a nascondersi in un locale clandestino di strip dove morde una delle ballerine trasformandola in una super-sexy zombie che manda in visibilio il pubblico maschile. L'avido proprietario del locale decide di sfruttare la situazione per fare un bel po' di soldi. Il giovane regista Jay Lee dirige, scrive, monta e fotografa questo piccolo film dal retrogusto grindhouse, che non ha certo la classe del progetto tarantin-rodreguizzano ma si accoda senza particolari pretese alla sua scia. Ben lontano dall' essere omaggio al cinema di Romero, Lee utilizza i morti viventi come pretesto per mettere in mostra, in un contesto molto particolare, le procaci e siliconate protagoniste. Il giovane regista americano miscela horror, gore, critica socil-politica, umorismo politicamente scorretto e donne nude, non riuscendo a tenere tutti questi elementi in equilibrio e facendo spesso perdere al film un po' di solidità. Non che questo sia un elemento necessario in una pellicola dove un branco di uomini libidinosi sbava per delle ballerine in putrefazione. Se siete in vena di trash questo film fa per voi e, se lo guardate senza particolari pregiudizi, può essere che vi divertite pure.

Tuesday, November 11, 2008

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - APOCALYPSE NOW (THEATRICAL E REDUX)

Produttore: BiM
Distributore: 01
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano
Extra: Titoli di coda alternativi, Trailer, Conversazione con Coppola, L' Uso del suono, Intervento di Gianni Canova, Breve enciclopedia di un capolavoro, L' apocalisse elettronica di Coppola
Regione: 2 Italia
Confezione: digipak


Produttore: Buena Vista
Distributore: Buena Vista
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano, Inglese
Extra: Trailer
Regione: 2 Italia
Confezione: amaray





Note: travagliata la storia home video, in terra italiana, del capolavoro di Coppola. La prima edizione Paramount è ormai fuori catalogo da tempo e dopo un periodo di assenza dagli scaffali dei negozi, Apocalypse Now usci in edicola con un settimanale, edizione che anticipò la pubblicazione da parte della BiM/01 che nel frattempo acquistò i diritti. la versione Redux invece, distribuita da quel colosso che è la Buena Vista, è da anni disponibile in una versione standard praticamente priva di contenuti extra. Da qualche mese la BiM, visto sfumare (anche per una risposta di pubblico molto negativa la progetto) una special edition a tiratura limitata da 3 DVD, ha pubblicato una edizione doppio disco con qualche extra inedito. Ci si potrebbe anche accontentare se non fosse che da mesi ormai negli Stati Uniti è disponibile la Dossier Edition che contiene sia la Teathrical cut che la Redux con una vagonata di extra, senza audio e sottotitoli italiani naturalmente. E allora che fare? Buttarsi a capofitto nell' edizione R1? No, no! Questa volta c'è un'alternativa decisamente più interessante.

Produttore: Miramax
Distributore: Buena Vista
Video: 2.00:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano, Inglese
Extra: Disco1/Disco2 - Commento audio di Francis Ford Coppola alla theatrical e alla Redux, Evidenziatore Redux; Disco1 - Scene tagliate "The Hollow Man" e "Monkey Sampan", Scene aggiuntive, A/V Club Featurette comprendente "La nascita del suono 5.1", "Demo elicottero fantasma", "La colonna sonora al sintetizzatore" e "Faq tecniche"; Disco2 - La post produzione di Apocalypse Now comprendente "Il Montaggio di Apocalypse Now", "La musica di Apocalypse Now", "Il Suono di Apocalypse Now" e "Il Mixaggio finale", PBR Streetgang featurette, Apocalypse Then and Now featurette, La tavolozza di colori di Apocalypse Now.
Regione: 2 UK
Confezione: steelbox

Note: non chiedetemi perché in Inghilterra è disponibile la controparte europea della Dossier Edition americana, con tanto di audio e sottotitoli italiani, mentre in Italia per avere le due versioni del film bisogna comprare due edizioni di due case differenti e, cosa ancor più importante, senza comunque avere tutti gli extra di questa Special Edition inglese. E' una domanda che non trova risposta se non quella dell' assurda spartizione dei diritti che affligge il mercato home video nel nostro Paese. Meglio non farsele certe domande e prendere ad occhi chiusi questa edizione nella quale i parametri tecnici fondamentali sono tutti rispettati. Entrambe le versioni di Apocalypse Now sono divise nei due dischi (in pratica nel primo disco c'è l' Atto 1 sia della Theatrical che della Redux e nel secondo disco l' Atto 2) così come gli extra numerosissimi (e sottotitolati in italiano) sui quali si fa notare l' importantissimo commento audio di Coppola (anch' esso sottotitolato). I due dischi sono contenuti in uno steelbox che non sarà elegante come il cofanetto americano ma fa comunque la sua porca figura. Acquistabile su
Play.com a poco meno di €. 20,00. Il mio consiglio però è sempre lo stesso: aspettate che entri in promozione e risparmiate.

ATTENZIONE: per i "fanatici degli extra a tutti i costi" in Inghilterra è disponibile anche la seguente edizione:

Produttore: Fox
Distributore: Pathe
Video: 2.00:1 anamorfico
Audio: Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli. Inglese per non udenti
Extra: La sequenza della distruzione dell' accampamento di Kurtz con il commento opzionale di Coppola, Estratti dalla brochure disponibile alla prima del film, trailer cinematografico
Regione: 2 UK
Confezione: amaray

Note: controparte inglese dell' edizione Paramount di cui parlavo poco sopra. Quello che rende questa edizione appetibile sono alcuni extra non compresi in nessun'altra edizione e cioè, la famosa scena della distruzione dell' accampamento di Kurtz (che in alcune versioni dei film compariva nei titoli di coda) con il commento opzionale di Coppola e delle schermate testuali con un estratto della brochure originale della prima del film. Anche questa edizione si trova su
Play.com a poco meno di €. 6,00.

Monday, November 10, 2008

C'era una volta in Cina...

Alla fine del diciannovesimo secolo, la Cina si trova ad essere l' oggetto del desiderio dei colonizzatori occidentali: gli inglesi ad Hong kong, i portoghesi a Macao, i francesi in Vietnam e gli americani alla ricerca di preziosa forza lavoro da portare in patria con la promessa di oro e ricchezza. Mentre il governo cinese si adagia ad una connivenza con gli "invasori", solo il leggendario maestro di arti marziali Wong Fei-hung e la sua scuola si oppone al saccheggio del popolo e delle risorse ed allo "stupro" culturale che la Cina sta subendo.
Colossal, film storico, film di arti marziali. Tzui Hark riesce, in questo suo Once Upon a Time in China, nell' impresa titanica di coniugare insieme questi elementi facendo si che nessuno prevalga in alcuna maniera sugli altri. Ne risulta quindi un film assolutamente compatto e bilanciato, in grado di essere apprezzato da un pubblico vasto e su più livelli. La messa in scena ricorda per importanza le grandi produzioni d' oltreoceano e le splendide scenografie, oltre ad essere funzionali alla ricostruzione storica, fungono da espediente per imbastire gli spettacolari combattimenti di cui il film può farsi vanto. Le coreografie, che per esecuzione e complessità lasciano veramente a bocca aperta, sono studiate in ogni minimo dettaglio per sfruttare sia l'abilità degli attori (non si può non applaudire ad un giovane ed agilissimo Jet Li) che gli elementi scenografici (l'espediente di cui si parlava poco sopra): un tronco fatto rimbalzare, delle insegne in strada o delle lunghissime scale diventano parte integrante dei duelli a suon di Kung fu.
Ma Once Upon a Time in China ha anche il grande pregio di essere un vivo affresco storico di una Cina arrivata ad un bivio fondamentale: abbagliata dalle promesse dell' occidente, il Paese è pronto a farsi contaminare negli usi, nei costumi e nella religione. L'orgoglio nelle proprie origini, nelle proprie tradizioni, è incarnato nella figura di Wong Fei-hung e della sua scuola. Ma è chiaro anche a lui che per poter affrontare questi "nemici" stranieri (ritratti nel film in maniera forse troppo stereotipata e macchiettistica) è necessario che la tradizione non entri in conflitto con i tempi che cambiano. Alla fine del diciannovesimo secolo, insomma, la Cina muoveva i primi passi per diventare la potenza economica che è oggi.
Per fortuna è possibile reperire questo gran film anche in Italia grazie ad una modesta edizione in dvd. Recuperatelo.

Sunday, November 09, 2008

Lyric of the Week + Video / QUEEN - UNDER PRESSURE (feat. DAVID BOWIE)


Mm ba ba de
Um bum ba de
Um bu bu bum da de
Pressure pushing down on me
Pressing down on you no man ask for
Under pressure - that burns a building down
Splits a family in two
Puts people on streets
Um ba ba be
Um ba ba be
De day da
Ee day da - that's o.k.
It's the terror of knowing
What the world is about
Watching some good friends
Screaming 'Let me out'
Pray tomorrow - gets me higher
Pressure on people - people on streets
Day day de mm hm
Da da da ba ba
O.k.
Chippin' around - kick my brains around the floor
These are the days it never rains but it pours
Ee do ba be
Ee da ba ba ba
Um bo bo
Be lap
People on streets - ee da de da de
People on streets - ee da de da de da de da
It's the terror of knowing
What this world is about
Watching some good friends
Screaming 'Let me out'
Pray tomorrow - gets me higher high high
Pressure on people - people on streets
Turned away from it all like a blind man
Sat on a fence but it don't work
Keep coming up with love
but it's so slashed and torn
Why - why - why ?
Love love love love love
Insanity laughs under pressure we're cracking
Can't we give ourselves one more chance
Why can't we give love that one more chance
Why can't we give love give love give love give love
give love give love give love give love give love
'Cause love's such an old fashioned word
And love dares you to care for
The people on the edge of the night
And loves dares you to change our way of
Caring about ourselves
This is our last dance
This is our last dance
This is ourselves
Under pressure
Under pressure
Pressure

Friday, November 07, 2008

"E voi che cazzo avete fatto ultimamente?"

E si che Wanted si candida (con altissime probabilità di dare un grande distacco agli altri concorrenti) a "Film più Tamarro dell' Anno", ma vogliamo forse fargliene una colpa? O vogliamo star li forse a setacciare una trama votata a "l'impossibile a tutti i costi" o puntigliosamente far notare quanto i personaggi siano appena abbozzati e privi di spessore? Bé, io sinceramente non me la sento proprio perché, per quanti difetti gli si possano imputare, io sono uscito dalla visione del film di Timur Bekmambetov contento come un bambino. Questo perché quando un film fondamentalmente vuoto come Wanted si propone allo spettatore in maniera onesta, io non me la sento di attaccarlo e me lo godo per quello che è. Di onestà si parla e non a caso, perché fin dai primissimi minuti, a scanso di equivoci, vengono messe bene in evidenza le carte in tavola: un uomo prende la rincorsa in un corridoio, lo spostamento d'aria fa volare fogli, sposta persone. Arriva ad una vetrata, la sfonda e durante il salto di diverse decine di metri per raggiungere il palazzo di fronte, spara ai cecchini sul tetto. E i proiettili curvano, aggirano gli ostacoli e volano per chilometri attraverso appartamenti, treni in corsa, prima di raggiungere, con una precisione mostruosa, il proprio bersaglio. Se al termine di questa sequenza pensate solo "che cazzata gigantesca!" allora è meglio se sospendete la visione, non vi fate del male ulteriormente. Ma se invece avete la mascella a penzoloni ed applaudite in preda all' euforia, bé, forse il caso che vi mettete comodi e vi godete lo spettacolo perché siamo solo all' inizio. Infatti ancora non abbiamo fatto la conoscenza del protagonista, Wesley Gibson, un impiegatuccio vessato dall' obesa capo ufficio, fidanzato con una ragazza che lo tradisce con il suo migliore amico e vittima di violenti attacchi di panico. Vive tutto questo in maniera distaccata, almeno fino al giorno in cui viene avvicinato dalla Confraternita, una associazione di assassini che da mille anni conservano l'ordine naturale delle cose uccidendo determinati ed influenti personaggi. Ma un ex affiliato vuole distruggere l'organizzazione e ha preso di mira Wesley in quanto figlio di un membro della Confraternita. E adesso anche lui verrà addestrato per diventare un killer professionista e scoprirà che i suoi attacchi di panico altro non sono che il suo istinto assassino che cerca prepotentemente di emergere. Basato sull' omonimo fumetto di Mark Millar (genio!!!), Wanted è un action puro con l'unico obiettivo di stupire e intrattenere. Bekmambetov punta tutto su questo e centra l'obiettivo regalandoci sequenze su sequenze veramente mozzafiato (spettacolare quella del deragliamento del treno). Cerca il divertimento non la profondità. Vuole l'emozione non la riflessione. E se per farlo i proiettili devono curvare, ben vengano i proiettili che curvano, dico io.

Thursday, November 06, 2008

The speed at which the sakura blossom petals fall

C'è un motivo per l' incredibile ricerca della perfezione nel film di Makoto Shinkai, per la meticolosa riproduzione delle luci e delle ombre, per la maniacale attenzione al dettaglio. Il motivo non è il raggiungimento di nuovi apici estetici fini a se stessi, ma rendere quelle immagini come delle istantanee, "congelare" degli attimi, dei momenti, anche i più comuni (una classe vuota, una strada, un passaggio a livello) e marchiarli a fuoco nella nostra memoria così come nella mente del protagonista. Lo spazio e il tempo, concetti sui quali il film si focalizza a partire dal titolo "Cinque centimetri al secondo" (la velocità alla quale i petali di ciliegio cadono al suolo), assumono quindi un ruolo fondamentale in questo racconto, sviluppato nell' arco di tre segmenti, che vanno a comporre questo mediometraggio animato. Nel primo facciamo la conoscenza di Tono e Akari, spiriti affini che sviluppano una profonda amicizia. Quando Araki è costretta a trasferirsi da Tokyo, i due si fanno la promessa di incontrasi alla prossima fioritura dei ciliegi. Ma anche Tono è costretto a trasferirsi a breve e prima che le distanze divengano incolmabili, decidono di anticipare l'incontro. Nel secondo frammento ritroviamo Tono ormai adolescente, inserito nella sua nuova scuola ma perso in pensieri che lo portano lontano, troppo lontano perché il cuore di una sua coetanea, segretamente innamorata di lui, possa in qualche modo raggiungerlo. Nel terzo è ultimo segmento, Tono è un uomo adulto. E' tornato a vivere a Tokyo dove lavora per un'azienda. Insoddisfatto della sua vita, ha troncato da poco una relazione e pensa di lasciare anche il lavoro. Passa i suoi giorni nella speranza di poter incontrare Akari ancora una volta. Mentre per noi spettatori è impossibile non avvertire il trascorrere del tempo (molti dei dettagli di cui parlavo prima, permettono addirittura di farsi un'idea dell' anno in cui ci troviamo) per il protagonista è diverso: dalla partenza di Araki, i minuti e le ore appaiono dilatarsi sempre di più quasi a dare maggior risalto alla distanza fisica che li separa. Ma è proprio durante il loro ultimo incontro che il tempo si ferma, si paralizza in quell'attimo in cui un bacio trasforma la paura e l'incertezza del futuro in felicità. E anche se il suo "peregrinare" lo porta a spostarsi per tutto il Giappone, da Tokyo a Tokyo nell'arco di una vita, lui non si è mai mosso da quel posto ideale creato nella sua mente, quella collina battuta da una leggera brezza dalla quale osserva, con Akari al fianco, galassie sconosciute. Il film di Shinkai, da racconto di amori adolescenziali, si tramuta lentamente in un opprimente "sguardo" nostalgico su di una vita immobile: mentre le altre hanno continuato a muoversi verso il futuro, Tono è rimasto indietro, frenato dai suoi stessi desideri, perso tra occasioni mancate e e-mail mai spedite.

Wednesday, November 05, 2008

BORIS 2

TITOLO ORIGINALE: BORIS 2
NUMERO EPISODI: 14

-TRAMA-
Proseguono le vicende del cast artistico e tecnico (parzialmente rinnovato da "influenze politiche") della fiction TV "Gli Occhi del Cuore 2" mentre all' orizzonte si stagliano nuvole nere sul futuro del suo regista René Ferretti.

-COMMENTO-
Sono stato tentato dal riportare, parola per parola, quanto scritto in precedenza per la prima serie di
Boris.
E un copia/incolla sembrava proprio la cosa più giusta da fare se non fosse che con questi nuovi quattordici episodi, che compongono la seconda stagione, Boris riesce a fare anche meglio della precedente.
Mantenendo inalterata la formula vincente di deridere e "parodiare" (ma fino a che punto quello che vediamo può definirsi parodia?) dall 'interno, il meccanismo e gli ingranaggi che stanno dietro le penose fiction italiane, oltre alla ben nota ricerca della "quantità" di materiale girato a discapito della "qualità", assistiamo ad attrici svogliate con alle spalle famiglie potenti che le rendono intoccabili o quelle che hanno ben capito come fare strada ("in questo ambiente la devi da' "). Non mancano attori sorpresi con dei transessuali che vedono la loro carriera sprofondare (riferimento neanche tanto velato alle vicende di Paolo Calissano) o il povero stagista, colpevolo sol odi aver voglia di lavorare, vittima di pestaggi da parte dei colleghi (la colpa dei quali viene data ai Rom del campo vicino, naturalmente).
E mentre le sorti lavorative del mitico René sembrano legate alle prossime elezioni, quelle del governo entrante sono in simbiosi con questo luccicante mondo delle produzioni televisive.
Ma la vera punta di diamante di questa seconda stagione è l'introduzione del personaggio di Mariano Giusti, interpretato da uno straordinario Corrado Guzzanti finalmente tornato sui palinsesti televisivi italiani (ma ben lontano da quelli così detti "in chiaro"). La sua presenza è, purtroppo, limitata a poche puntate che però sono dei piccoli capolavori dove il nostro mette in mostra tutto il suo talento recitativo e comico (da mal di pancia la sua improvvisazione della possessione demoniaca del Conte con tanto di schiuma alla bocca e frasi in latino).
Insomma questa piccola "fuori serie" tutta italiana centra con successo due obiettivi su due e non rimane che sperare in una terza stagione magari, perché no, ambientata sul set de "Il Macchiavelli".

-DVD-
Al momento non è prevista l' uscita del cofanetto della seconda stagione.

Tuesday, November 04, 2008

You're not alone...or maybe you are


"Ho riflettuto sulla ragione di rivolgersi, oggi, a un titolo del passato, di oltre 10 anni fa.
Sento che Eva ormai è vecchio.
Ma negli ultimi 12 anni non ci sono stati anime più nuovi di Eva."

Hideaki Anno - 28 settembre 2006

Affermazione importante, forse provocatoria ma, di fronte a queste parole, da buon amante di Evangelion ed estimatore di Hideaki Anno, non posso che annuire in religioso silenzio.
Tra l'altro, neanche tanto nascosta, in queste parole c'è tutta la dichiarazione d'intenti per questo nuovo ambizioso progetto che prende il nome di "Rebuilt". Lo scopo di Anno non è semplicemente quello di presentare, al pubblico di oggi, la stessa serie ripulita e restaurata, ma di aggiornarla alle tecniche d'animazione più moderne, lasciando inalterati i contenuti che risultano, con un abbondante decade sulle spalle, ancora inattaccabili. Ma anche chi ha seguito la serie originale è stato accontentato in quanto non si troverà di fronte solo lo stesso prodotto con qualche animazione in più, ma anche significative modifiche allo script originale che rendono il nuovo Evangelion decisamente appetibile a 360°.
Per portare avanti il nuovo progetto in totale autonomia, Anno ha fondato il suo studio personale, lo Studio Khara, e avvalendosi della collaborazione dei registi Masayuki e Kazuya Tsurumaki, ha stabilito la rinascita di Evangelion in quattro lungometraggi destinati alla proiezione cinematografica.
L' opera prima dello Studio Khara, nonché primo capitolo dell' operazione Rebuilt, si intitola Evangelion 1.01 You're (Not) Alone o "Prologo". La storia copre l'arco narrativo che va da l' arrivo di Shinji a Neo-Tokyo 3 fino all' operazione "Yashima", la battaglia contro il Sesto Angelo (ma non era il quinto...e allora il terzo angelo qual'è? Dannato Anno!!!), che nell'anime corrisponde agli episodi dall' 1 al 6.
Il personaggio di Shinji è la figura portante di questo lungometraggio, infatti, pochissimo spazio viene dedicato ai "pipponi" sul Second Impact e oltre ai combattimenti (meravigliosi!!!) con gli Angeli, tutto il resto è dedicato alla definizione del problematico protagonista: il suo rapporto d'amore odio con il padre, la sua necessità di essere importante per gli altri, fare ciò che gli viene detto di fare senza dare importanza a quello che lui vuole, solo per la paura di rimanere solo, di essere abbandonato. Attraverso di lui conosciamo poi il resto dei comprimari, dal Maggiore Katsuragi, al padre Gendo. Dai compagni di scuola Toji e Kensuke, all' enigmatica e affascinante Rei Ayanami.
Da un punto di vista puramente tecnico, la regia di Anno non ha certo bisogno di presentazioni e quanto di bello visto nell' anime qui è rimasto invariato (si veda il primo, bellissimo combattimento tra l' EVA 01 e il "quarto" Angelo). Le implementazioni di animazioni 3D, perfettamente inserite insieme a quelle tradizionali, meritano invece una menzione particolare perché danno al film quella marcia in più che era fin dal principio nelle intenzioni del suo creatore: si potrebbe citare sia lo splendore degli edifici armati di Neo-Tokyo 3 che le metamorfosi del Sesto Angelo.
In definitiva mi sembra che il progetto Rebuilt abbia raggiunto l'effetto voluto, dare nuovo lustro ad una serie datata senza snaturarla. Tra l'altro, la storia sembra veramente prendere strade nuove e se in questo primo film viene gettato solo qualche seme, basta attendere la fine dei titoli di coda per assistere al trailer del secondo film e farsi una minima idea di quel che verrà.

Monday, November 03, 2008

EVANGELION : 1.01 - EDIZIONE SPECIALE LIMITATA - (R2 - ITALIA)

Il primo capitolo dell' operazione "Rebuilt", che ha coinvolto quel capolavoro che risponde al nome Evangelion, arriva in Italia in due edizioni dvd curate dalla Dynit: una standard e una da collezione limitata. Qui si porterà alla vostra attenzione, quella limitata. Un cofanetto in cartone rigido, ben strutturato e colorato in un elegantissimo rosso, contiene un digipack a tre facce su una delle quali capeggia il logo della NERV rinnovato (vedere foto). Al suo interno sono contenuti i due dischi e alcune chicche da collezionisti. Andiamo con ordine: il primo disco contiene il film presentato nel corretto formato anamorfico. Le codifiche audio in Dolby Digital sono presenti sia in originale (con sottotitoli italiani rimovibili) che nel doppiaggio italiano che, da quel che ho potuto sentire, presenta le stesse voci della serie animata. Gli extra presenti in questo disco sono soltanto alcuni trailer Dynit e una serie di schermate testuali con il copione del film. Il grosso degli extra sono naturalmente sul disco 2 ed il più corposo è sicuramente "Explanation of Evangelion 1.01", in pratica, il film corredato da testi e didascalie esplicative (dal nome e grado dei personaggi ai modelli dei veicoli militari ecc.) curate in maniera maniacale dallo stesso Anno. "Rebuilt of Evangelion" è invece una featurette dove vengono mostrate, fase per fase, le nuove implementazioni in computer grafica in questa versione cinematografica con la possibilità di seguirla con due sottofondi musicali diversi. Tralasciando i soliti trailers e spot promozionali (italiani e giapponesi), l'ultimo extra "Angels of Doom PV" è un videoclip dell' operazione Yashita. Veniamo ora alle chicche: prima da prendere inconsiderazione è sicuramente il flyer pieghevole che presenta su entrambe le facciate numerose informazioni sul film, schede dei personaggi, terminologia e alcuni pensieri di Anno sul progetto. Per tutti i fanatici c'è anche una riproduzione del tesserino identificativo di Shinji (con tanto di foglio tutto pasticciato proprio come compare nel film) che funge anche da certificato numerato di autenticità. Ultimo ma non ultimo, un set di 8 cartoline con delle illustrazioni veramente magnifiche (alle quali la foto che ho fatto non rende per niente giustizia). Anche se ogni buon EVA-fan vuole e pretende qualche extra di maggior rilievo (un running commentary di Anno avrebbe trasformato il film in capolavoro) non ci si può lamentare per questa edizione che, considerato anche il prezzo abbordabile nonostante si tratti della Dynit, può dirsi decisamente riuscita.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: Dynit
Distributore: Dynit
Video: 1.85:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese Dolby Digital 6.1 EX
Sottotitoli: Italiano
Extra: Disco1 - copione, D-trailers; Disco2 - Explanation of Evangelion 1.01, Rebuilt of Evangelion (Shiro Sagisu version o Joseph-Maurice Ravel version), Angel of Doom PV, Trailer promozionali
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto

Contenuti Cofanetto:
1 DVD film
1 DVD contenuti speciali
1 Flyer con informazioni sul film
1 Tesserino Nerv/Certificato autenticità numerato
8 Cartoline da collezione










Sunday, November 02, 2008

Lyric of the Week + Video / JOY DIVISION - LOVE WILL TEAR US APART


When the routine bites hard
And ambitions are low
And the resentment rides high
But emotions wo'nt grow
And were changing our ways,
Taking different roads
Then love, love will tear us apart again
Love will tear us apart again

Why is the bedroom so cold
Turned away on your side?
Is my timing that flawed,
Our respect run so dry?
Yet there's still this appeal
That weve kept through our lives
Love, love will tear us apart again
Love will tear us apart again

Do you cry out in your sleep
All my failings expose?
Get a taste in my mouth
As desperation takes hold
Is it something so good
Just can't function no more?
When love, love will tear us apart again
Love will tear us apart again
Love will tear us apart again
Love will tear us apart again