Tuesday, March 31, 2009

LIKE A DRAGON...il videogames si adatta a Miike o viceversa?

Se nel 2007 c'è ancora qualcuno che può girare film a tematica Yakuza, quello è proprio Takashi Miike. Non perché non ci siano altri registi in grado di farlo ma, più che altro, visto che il geniaccio giapponese è cresciuto artisticamente con questo genere, i produttori è lui che vogliono, il pubblico è lui che si aspetta. Dopo aver sviscerato la materia in ogni suo aspetto, dopo aver reinventato il genere in tutte le salse possibili ed immaginabili, Miike si trova per le mani un nuovo progetto all' apparenza abbastanza classico, basato sulla serie di videogiochi Yakuza, prodotti dalla Sega ed arrivati ormai al terzo capitolo sulla console casalinga della Sony. Ryu ga Gotoku: gekijo-ban (Like a Dragon) non nasconde perciò, già dalle sue "origini" videoludiche, la sua natura commerciale rivolta ad un pubblico di videogiocatori che ben sa cosa si trovano per le mani. La trama, frammentaria e ricca di personaggi che entrano ed escono di scena in pochi secondi, rafforza decisamente questa ipotesi: Ryu, il protagonista, è un ex-Yakuza uscito da poco di prigione che tra una rissa e l'altra con i suoi rivali del passato, vuole aiutare la nipotina Haruka a ritrovare sua madre. Majima, boss che ama infliggere dolore con la sua mazza da baseball, cerca Ryu per saldare dei conti in sospeso. Una coppia di rapinatori assalta una banca della Yakuza solo per scoprire che al suo interno non ci sono più soldi, 16 bilioni di dollari che anche la polizia sta cercando. Due teenager che si improvvisano rapinatori ed un killer coreano. Una colorita rosa di characters insomma (e neanche li ho nominati tutti) ed eventi collaterali che difficilmente si riescono a collocare nella storyline principale creando un po' di confusione, bastano a bocciare questo film? Se dietro la macchina da presa non ci fosse il regista di Osaka, la risposta non potrebbe essere che affermativa: invece bastano le panoramiche aeree di una Tokyo notturna illuminata a giorno, l'inconfondibile stile registico di Miike, l'uso del montaggio nei combattimenti (che si perfezionerà fino ai risultati ottenuti con Crows 0) o i personaggi coreani che vivono quasi emarginati, fanno capire bene che questa non è una trasposizione commerciale come tante. E se non ci fosse il nome di Miike dietro a tutto questo potremmo pensare che il pugno "infuocato" di Ryu, la violenza sempre carica di ironia e la magnifica sequenza della bevanda energetica, siano tutte frutto di idee provenienti direttamente dal videogioco. E non c'è ombra di dubbio che questo sia sicuramente un film poco impegnato, un progetto di ripiego, una commercialata per far da traino al videogioco ecc. ecc. Gli si può dire contro tutto il male del mondo ma resta il fatto che anche in una pellicola così c'è Miike al 100%, in ogni minuto, in ogni inquadratura. Solo per questo bisognerebbe dargli almeno un' occhiata.

4 comments:

nicolacassa said...

Molto carino, come al solito invenzioni incredibili! Adoro l'espressione "Miike al 100%"! :)

Weltall said...

@Nick: espressione che adesso brevetterò ^__*

Para said...

:)
Invidia!
:)
Saluti.
Para

Weltall said...

@Para: eh eh eh ma nooo dai ^__*