Friday, December 31, 2010

FINE ANNO 2010 - Pronti a ripartire!

Considerato che da queste parti si tirano le somme a fine settembre (e cioè quando il blog compie gli anni), per questo ultimo post del 2010 mi limiterò ad indicare quel che vi aspetterà nel 2011 se avrete la voglia e la pazienza di continuare a seguirmi ^__*:

- Per prima cosa arriverà la classifica dei migliori film del 2010, al solito in ritardo visto che mi trovo a recuperare gli ultimi giorni dell' anno pellicole, spesso meritevoli, lasciati per cause di forza maggiore (Call of Duty - Black Ops) in coda ^__^".
- Si sta già lavorando per la seconda metà del CINEQUIZ che riprenderà, si è già detto in più occasioni, il primo giovedì di febbraio. Mi aspetto grandi cosa da tutti i partecipanti.
- Ancora in via di definizione ma altamente probabile, la quarta partecipazione consecutiva al Far East Film Festival. Quindi si prospetta il consueto resoconto fotografico e brevi commenti per tutti i film visti.
- Lost e 24 hanno lasciato un gran vuoto ma mi sto impegnando a recuperare nuove serie e meno nuove, che comunque ancora non hanno trovato spazio su queste pagine (Breaking Bad e Mad Men su tutte).
- Vorrei dare più spazio ad alcune rubriche che vanno un po' a rilento, soprattutto quelle sui fumetti e sui consigli per gli acquisti dei DVD.

Questo è quanto. Non vi prometto nuove rubriche perchè è una promessa con altissime probabilità di non essere mantenuta ^__*.
Non mi resta che augurare a tutti voi un

FELICE 2011

Wednesday, December 29, 2010

IL PROFETA: crescere e sopravvivere secondo Audiard

Il Profeta di Jacques Audiard è un superbo dramma carcerario ma anche racconto di formazione del giovane Malik, costretto per mera necessità di sopravvivenza a lavorare per un boss corso e i suoi scagnozzi. Dopo un infanzia passata in orfanotrofio e quasi totalmente analfabeta, Malik trova nel carcere la sua scuola, nella più ampia accezione del termine, ed impara e assimila tutto quello che può, dal leggere e scrivere fino a gestire traffici illeciti all' interno e all' esterno della prigione. Audiard ci mostra attraverso il percorso di Malik, che lo porta ad essere iniziato alla malavita prima e a scalarne i vertici poi, quanto il concetto di libertà possa essere relativo e di come si possa essere prigionieri tanto fra le mura di un carcere quanto al di fuori. Elementi in attrito ma che convivono, una costante ne il Profeta anche a livello di tematiche e suggestioni visive, dove atti sanguinari e momenti visionari si susseguono senza strappi. Considerazioni queste che valgono anche per la straordinaria interpretazione del giovane Tahar Rahim che si stacca di diverse spanne da quella del seppur bravissimo Niels Arestrup proprio per la maniera in cui alcuni aspetti del suo personaggio, apparentemente inconciliabili, ne rivelino invece la complessità: Malik è giovane ma ha il viso già segnato, capace di rimanere impassibile di fronte alla violenza e di emozionarsi in maniera innocente al suo primo viaggio in aereo.

Tuesday, December 28, 2010

Il "valore" di un miracolo

Dev' essere che a Jessica Hausner piace lasciare il fato delle sue protagoniste in sospeso: succedeva così in Hotel e succede così anche in Lourdes con un finale, molto bello, ma che lascia tanti (e giusti) dubbi ed interrogativi. Non potrebbe essere diversamente per un film che sceglie di affrontare tematiche come la fede, i miracoli e i luoghi di pellegrinaggio, mantenendo una posizione assolutamente neutrale. La Hausner, con un distacco che definirei esemplare, racconta quanto accade durante un pellegrinaggio a Lourdes ad una giovane donna costretta sulla sedia a rotelle a causa di una forma avanzata di distrofia muscolare, e pone così lo spettatore nella posizione di riflettere, non soltanto su quanto accade (assistiamo davvero ad un miracolo?) ma sui limiti stessi della Fede che, nel chiedere al credente di accettare il Mistero, non sa fornire risposte a tutte quelle domande che spinte da paura, invidia e rabbia emergono con forza anche dai più spessi gusci di devozione. Il miracolo in questo caso rappresenta la risposta tanto desiderata, la conferma che esiste un potere più grande che veglia su di noi, che non siamo abbandonati a noi stessi. Luoghi come Lourdes sono diventati metà continua di pellegrinaggi per tutti coloro che spinti spesso dalla disperazione, sperano che il loro atto di fede sia ricompensato proprio con un miracolo. Ed è in questi stessi luoghi che il miracolo, non soltanto è sottoposto allo scetticismo scientifico, ma utilizzato come pubblicità, come qualcosa da vendere ai fedeli neanche si trattasse di una qualsiasi meta turistica. La Hausner, si diceva in apertura, racconta tutto questo senza giudicare. A tutti gli altri il compito di tirare le somme ed arrivare alle proprie conclusioni.

Monday, December 27, 2010

OUTRAGE, Kitano si accomiata per davvero dallo yakuza movie?

Si pensava che con Achille and the Tortoise si fosse chiusa quella fase del cinema di Kitano nella quale il regista giapponese esamina il suo difficile rapporto con la settima arte passando dall' omaggio, alla rottura, fino alla riconciliazione. Eppure il suo ultimo film, Outrage, presentato in concorso a Cannes 2010, ci mostra un Kitano non ancora soddisfatto, non ancora pronto ad affrontare una nuova (e tanto attesa dai suoi estimatori) fase della sua carriera registica, ma pronto invece a demolire una delle figure chiave del suo cinema, lo yakuza. Outrage è infatti uno yakuza movie che segue di dieci anni Brother, ultimo suo film del genere, e ne prende decisamente le distanze raccontando la decadenza della malavita organizzata giapponese, dove i soldi sono diventati più importanti dei legami tra "aniki", dove la lotta fra clan è diventata una cruenta battaglia senza onore, proprio come sarebbe piaciuta a Fukasaku. In tutto questo Kitano veste i panni di Otomo, un boss di un clan affiliato che finisce per essere usato e tradito. E' proprio attraverso questa figura che avviene la rottura con la precedente filmografia del regista e con i personaggi da lui stesso interpretati, da Boiling Point, passando per Sonatine, fino al già citato Brother, uomini guidati da precisi principi che rispettano pur nella consapevolezza di andare incontro alla morte. Otomo invece è uno yakuza che si adegua ai tempi ed anela alla salvezza personale piuttosto che ad una morte onorevole. Questo taglio netto con il passato, con il quale Kitano desidera probabilmente chiudere un ennesimo capitolo del suo passato, crea però anche un vuoto (forse intenzionale, forse no) proprio perchè ad Outrage, pur essendo un buon film, manca l' impronta autoriale del regista, capace come sempre di far emergere il lato comico anche dalla violenza più estrema, ma non a coinvolgere emozionalmente gli spettatori quando è lui il primo a non sembrare più coinvolto.

Thursday, December 23, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.61scemo "Per un momento ci siete cascati, vero?"

E invece, come da programma, il CINEQUIZ si prende una pausa fino a febbraio e anche il blog, però fino a lunedì prossimo ^^.
Ne approfitto perciò per augurare a tutti un

FELICE E SERENO NATALE

See ya

Wednesday, December 22, 2010

"You grew up right here! Same rules that I did"

Gone Baby Gone, sorprendente esordio alla regia dell' attore Ben Afflek, aveva riscosso consensi praticamente unanimi di pubblico e critica. Si attendeva perciò di vedere cosa sarebbe riuscito a fare con il suo lavoro successivo, un po' con viva curiosità ed un po', a giudicare dalle reazioni fin dalla proiezione al Festival di Venezia 2010, come se si aspettasse di vederlo inciampare per poterlo attaccare ed affondare. Diciamo subito che The Town è inferiore al suo primo film, forse meno profondo, ma comunque un onestissima pellicola di genere assimilabile a lavori come Point Break che ad altro. Oltre a stare dietro la macchina da presa, questa volta Ben Affleck si ritaglia per se anche il ruolo di protagonista e racconta ancora una volta la sua Boston, i bassifondi, i legami che ti tengono ancorato al passato e agli errori ai quali è quasi impossibile porre rimedio se non mettendo in gioco tutte le cose importanti con la certezza quasi assoluta di perderle. Ora, Affleck non è certo il migliore attore di Hollywood sulla piazza (anche se qui fa una discreta figura così come il resto del cast), ma alla regia dimostra di saperci fare e con tre belle sequenze (che corrispondono poi alle tre rapine), distribuite in maniera precisa, definisce non soltanto la struttura del film ma la sua solidità. Lo sviluppo del film risulta certo risaputo ed il finale prevedibile, ma in The Town c'è abbastanza per quella conferma che si stava aspettando dal buon Ben.

Tuesday, December 21, 2010

SHADOW - SPECIAL EDITION - (R2 / B - ITALIA)

Shadow rappresenta la rinascita del horror italiano? Forse è un po' presto per dirlo ma di sicuro il film merita gli elogi che ha ricevuto e siamo ben contenti di poterlo aggiungere nelle nostre videoteche e collezioni in una edizione davvero speciale: curata dalla Cinekult (le stesse persone che ogni mese confezionano quella bella rivista che è Nocturno), la Special Edition di Shadow si presenta come una scatola di media robustezza al cui interno troviamo, un folder contenente DVD, Bluray e Cd con colonna sonora del film, una graphic novel ispirata al film e un book fotografico con intervista a Federico Zampaglione. Sia DVD che Bluray hanno tutti i parametri tecnici richiesti e fa piacere trovare anche la traccia inglese tra le scelte audio disponibili. Non tantissimi extra sui supporti ed un prezzo tutto sommato elevato (sugli store on-line si risparmia qualcosa ma nei negozi può superare anche i 50 Euro) possono rappresentare un limite, ma questa è a tutti gli effetti la prima edizione DAVVERO speciale che viene dedicata ad un film italiano in Italia da quando sono arrivati sul mercato i supporti digitali. E non è poco.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: Cinekult
Distributore: Cecchi Gori HV
Video: DVD - 2.35:1 anamorfico; Bluray - 2.35:1 anamorfico 1080p
Audio: DVD - Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1; Bluray - Italiano, Inglese DTS HD
Sottotitoli: italiano non udenti
Extra: Dietro le quinte "Behind Shadow", Cortometraggio di Dario albertini "Voci nella Notte", Galleria fotografica, Trailer
Regione / Zona: 2 / B Italia
Confezione: cofanetto

Contenuti Cofanetto:
1 DVD film + extra
1 Bluray film + extra
1 CD colonna sonora
1 graphic novel "Le Ragioni dell' Incubo"
1 book fotografico










Monday, December 20, 2010

In principio era TRON

Realtà virtuale, Internet, computer grafica, open source.
Tematiche attuali presenti, anche se in una fase, diciamo, embrionale, in un film come Tron. Guardata oggi la pellicola di Steven Lisberger appare certamente datata (ricordiamo che è arrivata nelle sale americane nel 1982) eppure, oltre ad essere considerata a ragione un cult per le generazioni di quegli anni, Tron stupisce ancora per la sua capacità di guardare al futuro, di suggerire, attraverso la storia di un programma che sviluppa un 'intelligenza artificiale autonoma e che instaura un "dittatura" su tutti i software pronta ad espandersi anche nel mondo reale, riflessioni su ciò che avrebbe portato lo sviluppo tecnologico dei computer nei decenni a venire (non sono lontane e di certo dimenticate le cause legali intentate contro la Microsoft ed il suo tentativo di monopolizzare il mercato del software con il suo sistema operativo).
Ma Tron è un film che guardava al futuro anche in un altro senso, quello strettamente cinematografico: le parti ambientate nel mondo virtuale, quello dove finisce proiettato il protagonista, oltre ad essere state girate in bianco e nero e poi colorate direttamente sulla pellicole (un rotoscope, bisogna aggiungere, che crea un contrasto piuttosto accattivante) rappresentano un tentativo, certamente rudimentale ma bisogna tener presente la tecnologia di quasi trent'anni fa, di far muovere attori reali in scenari realizzati quasi interamente in computer grafica, sperimentazione visiva che si è evoluta con gli anni e continua ad evolversi ancora oggi nei territori della stereoscopia.
Immaginari contaminati insomma (anche quello videoludico, perchè no?) fin dai primi anni '80 da un film che si appresta oggi, nel ventunesimo secolo, a mostrare la sua "eredità".

Sunday, December 19, 2010

Lyric of the Week + Video / U2 - WHERE THE STREETS HAVE NO NAME

Montaggio multycam fan-made*


I wanna run
I want to hide
I wanna tear down the walls
That hold me inside
I wanna reach out
And touch the flame
Where the streets have no name
Ha...ha...ha...
I want to feel
Sunlight on my face
I see the dust cloud disappear
Without a trace
I want to take shelter from the poison rain
Where the streets have no name
Ho...ha...

Where the streets have no name
Where the streets have no name
We're still building
Then burning down love
Burning down love
And when I go there
I go there with you
It's all I can do

The city's aflood
And our love turns to rust
We're beaten and blown by the wind
Trampled in dust
I'll show you a place
High on a desert plain
Where the streets have no name

Where the streets have no name
Where the streets have no name
We're still building
Then burning down love
Burning down love
And when I go there
I go there with you
It's all I can do

Our love turns to rust
We're beaten and blown by the wind
Blown by the wind
Oh, and I see our love
See our love turn to rust
Oh, we're beaten and blown by the wind
Blown by the wind
Oh, when I go there
I go there with you
It's all I can do

*editing di Zoom83 (mio fratello, tra le altre cose). Il suo canale Youtube con altri montaggi qui.

Thursday, December 16, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.15 "Making faces"

ATTENZIONE: il CINEQUIZ raggiunge con questo episodio la sua esatta metà e per l' occasione si prende una pausa. Il sedicesimo episodio sarà online (salvo cambi di programma) il primo giovedì di febbraio (il 03/02/2011 se non sbaglio).
Buon divertimento ^^


Secondo frame!


Soluzione: DUEL
Vincitore: Kusanagi

Classifica:
Grace - pt. 11
kusanagi - pt. 6
Beld - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Terzo frame, facilissimo

Wednesday, December 15, 2010

What Lola wants...

Brent rifiuta l' invito ad accompagnare alla "prom" night Lola, una ragazza all' apparenza timida, viene rapito poco prima della serata dal padre di lei e costretto a partecipare ad una versione "particolare" e privata della festa. Un' idea semplice, forse banale, accompagnata da un trailer che lasciava presagire un' altro gustoso torture porn e niente più. Eppure, come da piccoli semi possono nascere grandi alberi, anche le piccole idee possono diventare grandi film se sviluppati nel giusto contesto. E forse è da ricercarsi proprio qui la crisi del cinema horror americano che è andato sempre più inaridendosi a favore della necessità di vendere i propri prodotti ad un pubblico sempre maggiore. Ma in Australia sembra che non sia così. In Australia il terreno sembra ancora fertile per raccontare gli orrori che si nascondono nel suo outback, distese sterminate che "divorano" le persone senza lasciarne traccia. Ci aveva provato Greg Mclean con il suo Wolf Creek, film che ricalcava la principale opera di Hopper, Non Aprite Quella Porta, senza però allontanarcisi in maniera decisiva. Discorso totalmente diverso per The Loved Ones di Sean Byrne, film sorprendente che non si limita a seguire la strada tracciata da Hopper ma prende tutto ciò che quel tipo di cinema ha lasciato sedimentare per anni e lo rimescola portando in superficie tutte quelle suggestioni che il tempo non ha certo reso meno forti: l' orrore non ha bisogno di manifestarsi attraverso deformità o maschere ma si può nascondere dietro un padre (fin troppo) amorevole, un adolescente dal viso grazioso con un vestito da sera rosa, si alimenta dietro mura domestiche apparentemente comuni all' esterno, ma che all' interno nascondo segreti, botole che si aprono sul buio di orrori inimmaginabili. Byrne non si limita ad esplorare gli incubi che nascono nella provincia, ma procede nell' illustrarci uno spaccato dei rapporti genitori figli ai loro estremi, dalle problematiche e le fratture all' interno delle famiglie così dette "normali" da una parte, fino al rapporto incestuoso tra Lola e suo padre dall' altra, trovando la misura nel mezzo solo in un finale sinceramente insperato e necessario. Perchè The Loved Ones, per quanto non indugi nella violenza preferendo il fuori campo o "nascondendola" nell' inquadratura, è un film tesissimo che ti costringe a stare a pugni stretti e chiusi per quasi un' ora e venti, merito soprattutto dei personaggi e degli interpreti eccellenti come John Brumpton, che ricopre il ruolo del padre, e Robin McLeavy nei panni di Lola, una teenager terrificante come mai se ne erano viste, probabilmente character horror del decennio.

Tuesday, December 14, 2010

A corto di tempo

Il Detective Ho è il più esperto negoziatore in caso di ostaggi della polizia di Hong Kong. Peter Cheung è un malato terminale che nelle sue ultime quattro settimane di vita decide di tentare un colpo in una società finanziaria prendendo in ostaggio uno dei manager. Su stessa richiesta di Cheung, Ho viene chiamato sul posto solo per assistere impotente alla fuga del malvivente. Ma all' intuito del detective non sfugge che dietro la particolare richiesta di Cheung ed il suo strano tentativo di furto si possa nascondere un piano molto più complesso dove lui potrebbe essere coinvolto direttamente. Running Out of Time esce nel '99, lo stesso anno di The Mission e se è vero che "non tutte le ciambelle riescono col buco" non significa certo che siano da buttare, anzi. Il primo non può certo vantare le coreografiche sparatorie del secondo ne quel particolare legame che unisce il quartetto di protagonisti, quasi una costante nel cinema di To. Running Out of Time è sicuramente più essenziale nella forma (attenzione, ciò non significa che sia più povero) ma gode comunque di una storia a sfondo poliziesco incalzante, ben scritta e ben sviluppata, dal retrogusto drammatico anche se venata da improvvise sferzate ironiche. Gran parte del merito della riuscita del film va ai due personaggi protagonisti interpretati da Andy Lau e Lau Chin-wan, due individui che per la loro sottile intelligenza si trovano ad essere rivali naturali ed allo stesso tempo spiriti affini tanto da sviluppare con il tempo un legame molto forte, un amicizia che si ritrova spesso nella filmografia di To e che segue dei principi che trascendono la rigidità di concetti come legalità o illegalità, più legati alla coscienza che alla comune morale.

Monday, December 13, 2010

THE WALKING DEAD - SEASON 01 -

TITOLO ORIGINALE: THE WALKING DEAD
TITOLO ITALIANO: THE WALKING DEAD
NUMERO EPISODI: 6

-TRAMA-
Lo sceriffo Rick Grames si sveglia in ospedale dopo due settimane di coma solo per scoprire che nel frattempo il mondo è finito e i morti camminano bramosi di carne viva. Inizia così la sua disperata lotta per la sopravvivenza e la ricerca della sua famiglia scomparsa.


-COMMENTO-
Una grande graphic novel di Robert Kirkman.
La produzione e la regia (almeno per il primo episodio) di Frank Darabont.
Zombi, morti viventi, walkers, chiamateli come meglio vi aggrada.
Questi sono in breve tre dei motivi che hanno reso The Walking Dead una delle primissime candidate a "serie dell' anno", nonché una delle più attese della stagione 2010/2011. Visto che è ancora prematura la nomina come miglior serie (che comunque difficilmente potrà ottenere), è meglio rimanere sul giudizio che emerge dopo i sei episodi che compongono la stagione: ci troviamo di fronte ad una bella serie, forse al di sotto delle altissime aspettative, sicuramente inferiore di quel capolavoro che è Dead Set, ma comunque bella. Il primo punto a favore di Darabont e degli sceneggiatori, va assegnato per aver mantenute intatte le atmosfere del fumetto, adulte e a tinte forti (straordinario l' incipit del primo episodio), nonchè lo stesso approccio al genere tenuto da Kirkman, scegliendo la distanza da riflessioni socio-politiche, ma concentrandosi sui personaggi, sul loro reagire o al loro abbandonarsi difronte a quella che può essere considerata la fine del mondo (o al limite la fine dell' uomo), il prevalere della ragione o dei più bassi istinti. Proprio sui personaggi, o meglio sulla definizione del cast, si concentra questa prima stagione (se escludiamo il folgorante e bellissimo episodio pilota), molto nutrito all' inizio e poi pian piano sfoltito fino ad avere un gruppo più piccolo e compatto ma che, e se avete letto il fumetto lo saprete già, non rimarrà sempre così. A proposito del fumetto: alcune fasi della storia originale sono rimaste inalterate, alcuni momenti topici riproposti fedelmente, mentre altri probabilmente solo posticipati in favore della struttura seriale. Nulla da dire sulle "deviazioni" prese rispetto al fumetto, si rimane però un po' freddini per un finale di stagione che non sembra tale. Il sesto episodio si conclude infatti in una maniera tale che sembra di dover aspettare solo una settimana per sapere come continuerà e non un anno intero. Non si capisce se sia stata una scelta consapevole o dettata dall' impossibilità di andare oltre i sei episodi previsti dalla AMC nonostante il buon riscontro di pubblico.
Pollice su comunque in attesa di scoprire dove porterà il peregrinare di Rick Grimes e degli altri sopravvissuti.

-DVD / BLURAY -
Serie fresca, fresca di passaggio televisivo e pertanto ancora poche notizie sulle edizioni in DVD o Bluray.

Sunday, December 12, 2010

Lyric of the Week + Video / ARCADE FIRE - THE SUBURBS

Arcade Fire. Spike Jonze. E non aggiungo altro.










In the suburbs, I
I learned to drive
And you told me I'd never survive
Grab your mother's keys, we're leaving

You always seemed so sure
That one day we'd fight in
In a suburban war
You put it down against mine
I saw you standing on the opposite shore
Nobody down, the first bombs fell
We were already bored
We were already, already bored

Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling
Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling again

The kids won't be so hard
In my dreams we're still screaming
Running through the yard
And all the walls that they built in the 70s finally fall
And all of the houses they built in the 70s finally fall
It meant nothing at all
It meant nothing at all
It meant nothing

Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling
Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling into the night

I just can't understand
How I want a daughter while I'm still young
I want to hold her hand
Show her some beauty
Before this damage is done
But if it's too much to ask
If it's too much to ask
Send me a son

Under the overpass
In the parking lot we're still waiting
It's already passed
So move your feet from hot pavement
And into the grass
Cause it's already passed
It's already already passed

Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling
Sometimes I can't believe it
I'm moving past the feeling again

I'm moving past the feeling
I'm moving past the feeling

In my dreams we're still screaming
We're still screaming
We're still screaming

Thursday, December 09, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.14 "It must be painful"


Ecco il secondo frame


Soluzione: GALLIPOLI
Vincitore: Kusanagi

Classifica:
Grace - pt. 11
Beld - pt. 5
kusanagi - pt. 4
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Il terzo frame, non facilissimo ma tutto da "googleare"

Tuesday, December 07, 2010

Il volto del diavolo

Non è un segreto il profondo apprezzamento e rispetto che, chi vi scrive, ha per Kim Ji-woon e per le sue opere, apprezzamento e rispetto divenute inconsapevolmente armi di difesa per un' autore spesso e ingiustamente bistrattato. Obiettivamente il regista coreano sta da sempre un passo indietro rispetto ai suoi colleghi compatrioti, grandi nomi che non è neanche il caso di citare, ma nel corso della sua carriera, dagli esordi fino ad oggi, ha sempre seguito un onestissimo percorso cinematografico basato sulla ricerca di un grande impatto visivo e sul non rimanere mai ingabbiato in un genere preciso: black comedy, horror, noir, western fino ad arrivare alla sua ultima fatica, I Saw The Devil, thriller sul tema della vendetta. Neanche ci fosse bisogno di dirlo, da un punto di vista tecnico il film è inattaccabile: Kim Ji-woon dietro la macchina da presa ci ha già mostrato quello di cui è capace e qui non fa eccezione riuscendo a caricare di tensione, vera struttura portante del film, sia le sequenze "immobili" che quelle più concitate. Rispetto al suo lavoro precedente, l'imperfetto ma godibilissimo The Good The Bad The Weird, I Saw the Devil non ha mancanze in reparto sceneggiatura, risultando teso e compatto per tutte le due ore e venti di durata. Certo, c'è da dire che la tematica della "vendetta" è stata abbondantemente affrontata nel cinema coreano e I Saw the Devil non aggiunge nulla a quanto già detto fino ad oggi, risultando anzi piuttosto "guidato", non lasciando molti spazi a messaggi o approfondimenti se non quelli che vengono direttamente dalla bocca dei personaggi. Detto questo però, il film di kim Ji-woon ci trascina in un viaggio disturbante e violento verso il confine che separa legge e giustizia, uomini e mostri. Ad accompagnarci in questo percorso da incubo due grandissimi attori, Lee Byung-hun, da considerarsi a tutti gli effetti attore feticcio di Kim Ji-woon, e il grandissimo Choi Min-sik, volto e corpo di un personaggio agghiacciante non tanto dissimile da quello da lui stesso interpretato in Sympathy for Lady Vangeance di Park Chan-wook.

Monday, December 06, 2010

L' ultimo esorcismo in presa diretta

Prima di passare a qualsiasi considerazione sul film, è bene precisare che con The Last Exorcism ci troviamo di fronte ad un classico esempio di marketing ingannevole, il classico tentativo di vendere un film, soprattutto al fruitore di cinema occasionale o poco attento attirato, ad esempio, dai nomi in produzione (in questo caso Eli Roth), per qualcosa che non è. Se prendiamo in esame il trailer, ad esempio, oltre a notare la significativa mancanza di alcune sequenze nel film vero e proprio, non si può che pensare all' Esorcista datato 1973. Eppure per quanto posa essere richiamato soprattutto dal titolo della pellicola, The Last Exorcism ha decisamente molti più punti in comune con pellicole come The Blair Witch Project: il film di Daniel Stamm è a conti fatti un mokumentary che vede protagonista un prete, Cotton Marcus, che troupe al seguito decide di documentare uno dei tanti esorcismi che pratica da ormai tanti anni. Maturata ormai da tempo una crisi di fede diventata un vero e proprio distacco, il prete ha come fine ultimo dimostrare, complice lo sguardo inflessibile ed impossibile da influenzare della telecamera, che i riti esorcistici non sono niente più che spettacoli o recite abilmente organizzate che riescono a liberare, complice la fede, persone così dette "possedute" da quelle che si rivelano essere principalmente suggestioni e niente più. La cecità della Fede (se credi in Dio DEVI credere anche nel Diavolo) contro la visione totale della macchina da presa, alla quale è affidata la "catturà" di una verità indiscutibile, è forse lo spunto più interessante che viene da The Last Exorcism, proprio perché tale sottotesto è veicolato attraverso la finzione cinematografica. Sfortunatamente queste riflessioni non vengono sfruttate pienamente e da una premessa interessante il film cede lentamente il passo all' horror, senza calcare neanche in questo caso la mano ma regalando comunque qualche bel momento bello teso (complice anche il tipo di ripresa) che si risolve però in un finale fin troppo concitato, confusionario, molto aperto e discutibile, che lo avvicina in maniera netta alla pellicola di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez. Film poco incisivo insomma, da qualsiasi parte lo si voglia prendere ed è bene non cadere nell' equivoco più evidente: se l'avete amato, il primo e unico esorcismo sarà sempre quello di William Friedkin.

Sunday, December 05, 2010

Lyric of the Week + Video / ECHO AND THE BUNNYMEN - BRING ON THE DANCING HORSES


Jimmy Brown
Made of stone
Charlie Clown
No way home

Bring on the dancing horses
Headless and all alone
Shiver and say the words
Of every lie you've heard

First I'm gonna make it
Then I'm gonna break it
Till it falls apart
Hating all the faking
And shaking while I'm breaking
Your brittle heart

Billy stands
All alone
Sinking sand
Skin and bone

Bring on the dancing horses
Wherever they may roam
Shiver and say the words
Of every lie you've heard

First I'm gonna make it
Then I'm gonna break it
Till it falls apart
Hating all the faking
And shaking while I'm breaking
Your brittle heart

Brittle heart
Brittle heart
Brittle heart
And my little heart
Goes

Jimmy Brown
Made of stone
Charlie Clown
No way home

Bring on the headless horses
Wherever they may roam
Shiver and say the words
Of every lie you've heard

First I'm gonna make it
Then I'm gonna break it
Till it falls apart
Hating all the faking
And shaking while you're breaking
My brittle heart
Brittle heart
Brittle heart
And our little heart
Goes

Bring on the new messiah
Wherever he may roam
Bring on the new messiah
Wherever he may roam
Bring on the new messiah
Wherever he may roam
Bring on the new messiah
Wherever he may roam

Thursday, December 02, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.13 "Things you didn't know"


Secondo frame!!!


Soluzione: SIDEWAYS
Vincitore: Grace

Classifica:
Grace - pt. 11
Beld - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
kusanagi - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Ed ecco il terzo frame:

Wednesday, December 01, 2010

In viaggio nel tempo con la vasca idromassaggio

Basta davvero poco per evitare ad un film di essere etichettato come "vaccata", per quanto possieda di base tutti i requisiti per potersi fregiare di tale appellativo. Quel tanto in più che salva un film alle volte è solo un po' di sana autoironia, la capacità di saper giocare sulle proprie debolezze e lasciare che sia il resto a fare la differenza. Voglio dire, ok che mi piacciono i viaggi nel tempo, ma una vasca idromassaggio che proietta i protagonisti del film nel passato proprio non si può sentire. Eppure è proprio questa vasca a dare il titolo al film di Steve Pink "Hot Tub Time Machine", che vede protagonisti tre amici e il nipote di uno di questi, decisi a trascorrere una vacanza in una località di montagna dove circa vent' anni prima passarono uno dei weekend fondamentali della loro vita, che da quel momento in avanti diede in qualche modo inizio alle loro attuali fallimentari esistenze. Il loro desiderio di rivivere un fine settimana come quello, e magari rinsaldare i rapporti logorati dal tempo e dalle vicissitudini personali di ciascuno di loro, si infrange quasi subito con la dura realtà di un posto di villeggiatura che non è sopravvissuto agli anni '80. Delusi decidono comunque di sfruttare il tempo a propria disposizione e, complici l' alcol, la vasca idromassaggio della loro suite e l' ingrediente segreto di una bibita energetica russa, si trovano catapultati proprio in quel weekend nel 1986. Ora, tralasciando la parte della vasca idromassaggio, idea talmente ridicola che gli stessi protagonisti ne sottolineano più volte l' assurdità (impagabile lo sguardo in macchina di Craig Robinson dopo aver lui stesso coniato il termine "hot tube time machine") il film di Steve Pink sfrutta il pretesto dei viaggi nel tempo per tirare fuori una commedia nel complesso riuscita e anche parecchio divertente. Il merito è certamente da attribuire ad un cast perfettamente funzionale ma anche ad una sceneggiatura che, seguendo le tracce dei grandi capisaldi del genere "time-travel", gioca con i paradossi (il finale è da applausi) e mette i protagonisti in particolari situazioni nelle quali devono scegliere se affrontare la loro disavventura temporale come una seconda occasione per cambiare le cose o con un atteggiamento "geek" del tipo "fare tutto esattamente come vent' anni fa per non alterare il continum spazio temporale". E tutto questo da vita anche a irresistibili dialoghi e spassosissime gag dove gli '80, con tutto quello che nel bene e nel male hanno portato con se, dalla musica alla moda, sono gli assoluti e indiscussi protagonisti.

Tuesday, November 30, 2010

CARS ovvero, "Hey man, slow down!"

La riprova che la Pixar, nella sua ventennale carriera, non ha sbagliato mai un colpo, arriva proprio con quello che a conti fatti può essere considerato un lavoro "minore" ma che è stato oltremodo sottovalutato: Cars. Il film rappresenta il ritorno alla regia di Lasseter, dopo Toy Story 2, con un film molto personale, frutto dell' esperienza maturata con le pellicole precedenti, sia in termini artistici che di crescita personale. L' impegno di dirigere uno studio d'animazione l'ha spinto infatti alla saggia decisione di staccare per dedicarsi alla sua famiglia in un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti. Proprio da questa esperienza personale e familiare nasce quello che sarebbe poi diventato il cuore pulsante di Cars. Il protagonista Saetta McQueen rappresenta in qualche modo l' uomo moderno ed il suo modo di affrontare la vita, a tutta velocità, curandosi solo dell' obiettivo finale e trascurando tutto quello che c'è tra l'arrivo e la partenza, anche amicizie ed affetti. Ma è anche la società che si è adattata (o ha spinto) verso questa "way of life" e l'autostrada che ha tagliato fuori dal mondo la vecchia cittadina di Radiator Spring, ne è un esempio lampante. Nonostante sia parzialmente ambientato nel mondo delle corse e il suo protagonista sia un' automobile da gara, Cars è un invito a rallentare, perchè spesso gli obiettivi che ci siamo preposti danno gioie momentanee o felicità effimera, mentre le cose importanti che ci lasciamo alle spalle finiamo per non poterle più recuperare e riscoprirle diventa sempre più difficile, come schegge preziose di un passato recente finite nascoste tra le pieghe del mondo moderno. La cosa importante alla fine "non è la destinazione ma il viaggio".

Ancora saluti...

Ciao Irvin, ciao Mario...


Monday, November 29, 2010

Sunday, November 28, 2010

Lyric of the Week + Video / QUEEN - INNUENDO


While the sun hangs in the sky and the desert has sand
While the waves crash in the sea and meet the land
While there's a wind and the stars and the rainbow
'Till the mountains crumble into the plain

Oh yes we'll keep on tryin'
Tread that fine line
Oh we'll keep on tryin yeah
Just passing our time

While we live according to race, colour or creed
While we rule by blind madness and pure greed
Our lives dictated by tradition, superstition, false religion
Through the eons, and on and on

Oh yes we'll keep on tryin'
We'll tread that fine line
Oh oh we'll keep on tryin'
'Till the end of time
'Till the end of time

Through the sorrow all through our splendour
Don't take offence at my innuendo

You can be anything you want to be
Just turn yourself into anything you think that you could ever be
Be free with your tempo be free be free
Surrender your ego be free be free to yourself

Oooh ooh
If there's a God or any kind of justice under the sky
If there's a point if there's a reason to live or die

If there's an answer to the questions we feel bound to ask

Show yourself - destroy our fears - release your mask

Oh yes we'll keep on trying
Hey tread that fine line
Yeah we'll keep on smiling yeah (yeah yeah)
And whatever will be will be
We'll keep on trying
We'll just keep on trying
'Till the end of time
'Till the end of time
'Till the end of time

Thursday, November 25, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.12 "Accident in the home"


Primo frame troppo difficile? Provate con il secondo ^^


Soluzione: PHONE BOOT (In Linea Con l' Assassino)
Vincitore: Beld

Classifica:
Grace - pt. 9
Beld - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
kusanagi - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Terzo frame:

Wednesday, November 24, 2010

Ma perché...

...ci sono mesi in cui non c'è un' uscita degna di nota e poi nel giro di un paio di settimane viene pubblicato tutto questo BENDIDIO?
Il portafoglio chiede pietà!!!



Tuesday, November 23, 2010

La lotta al terrorismo si fa UNTHINKABLE

Prendete 24 e togliete tutta l'azione, le esplosioni, gli inseguimenti, le sparatorie. Lasciate soltanto il contesto della lotta al terrorismo in una America post 11 settembre. Ora prendete un protagonista come Jack Bauer, uno che lavora sopra le regole, indipendente dalle agenzie governative. Togliete il suo impegno sul campo e lasciate la sua abilità negli interrogatori ma privo di qualsiasi scrupolo di coscienza. Il risultato è il sorprendente film di Gregor Jordan, Unthinkable ed il suo protagonista H, interpretato magistralmente da Samuel L. Jackson. Le vicende raccontate nel film cominciano negli uffici della sezione anti-terrorismo dell FBI. Il torpore di indagini di routine, condotte dall' agente Brody e dal suo team su alcuni possibili sospettati di appartenere a gruppi estremisti, viene interrotto quando gli investigatori si trovano per le mani, ed in maniera totalmente indiretta, una minaccia vera ed immediata: un cittadino americano, ex soldato ora convertitosi all' Islam, ha recapitato alle principali emittenti televisive un messaggio video nel quale minaccia di far detonare tre ordigni nucleari in tre diverse città degli Stati Uniti se le sue richieste non verranno soddisfatte. Una volta catturato l' attentatore, l' Esercito chiede la collaborazione dell' agente Brody per scoprire dove l' uomo ha nascosto le bomba e a lei affianca H, un misterioso individuo protetto dal Governo ed esperto di interrogatori e tortura. L' inizio di Unthinkable è assolutamente ingannevole e a conti fatti la sua funzione è quella di presentarci i personaggi e di condurli in quella stanza dove si svolgerà il 90% del film, dove Brody, H e alcuni militari avranno per le mani la vita del terrorista Yussur e quelle di centinaia di migliaia di americani. Da qui in avanti il film si fa brutale ed implacabile, un po' come la violenza fisica e psicologica che H dispensa con estrema lucidità, nel portare allo spettatore, diretto come un pugno in faccia, il dilemma morale che vivono i protagonisti: fino a quando si è disposti a mascherarsi dietro la propria moralità e lasciare che siano gli altri a fare il lavoro sporco? Quanta della nostra integrità siamo disposti a sacrificare per il cosiddetto "bene di tutti"? Unthinkable ci porta in quella zona d' ombra (la realtà?) che spesso il cinema di consumo ha paura di attraversare (non è un caso se il film ha trovato difficoltà nell' essere distribuito), dove si perde la differenza tra bene/male, tra giusto/sbagliato, buoni/cattivi. Rimane solo la responsabilità per le proprie scelte e il coraggio di affrontarne le conseguenze e non importa da che parte della barricata si stia tanto alla fine si perde tutti.

Monday, November 22, 2010

"If you want something bad, you have to fight for it"

Prima di iniziare a parlare dell' ultima e enorme fatica di Edgar Wright, Scott Pilgrim vs. the World, è giusto soffermarsi un' attimo su ciò che sono i cosiddetti film generazionali, pellicole a loro modo uniche che creano un feeling ed un' empatia con persone nate e cresciute in un determinato periodo o decennio. Scott Pilgrim vs. the World ha la straordinaria caratteristica di poter abbracciare più di una generazione in quanto film moderno e all' avanguardia, nella forma così come nel "linguaggio", e allo stesso tempo irresistibilmente retrò. Dopo Shawn of the Dead e Hot Fuzz, Wright si butta nel cinecomic portando questo sotto-genere alla sua massima (almeno fino ad ora) evoluzione, riempendo il quadro di didascalie e onomatopee fino ad elementi tipici dei videogiochi, ma soprattutto utilizzando il montaggio in maniera superlativa, rendendo l' unione tra diverse sequenze, o lo sviluppo "orizzontale" di alcune, quanto di più simile al susseguirsi delle vignette di un comic book. Ma proprio come il fumetto ad opera di Bryan Lee O'Malley dal quale è tratto, Scott Pilgrim vs. the World si distingue per la quantità di linguaggi che si sovrappongono: comic, manga, videogiochi e cinema. Una stratificazione che diventa contaminazione, con risultati difficili da descrivere a parole e solo guardando il film si riesce a comprendere la maniera in cui i classici meccanismi comunicativi dei fumetti o dei videogiochi (i punti e l'esperienza guadagnati dai combattimenti o gli avversari che si dissolvono in una pioggia di monete) si integrano perfettamente al "lessico" cinematografico. Rimanendo in tema "comunicazione" e senza nulla togliere a chi è nato alla fine del ventesimo secolo, Scott Pilgrim vs. the World è un film che si rivolge in maniera più che esplicita a chi è stato adolescente negli anni '90 ed è cresciuto con i fumetti, con i manga, con i videogiochi (quelli Nintendo, of course) e con la musica di quel periodo. Tra una strizzata d' occhio a tutti coloro che hanno vissuto l' exploit dei picchiaduro (diciamo da Street Fighter II fino al Tekken) e che nel riconoscere il tema di Zelda o nell' invidiare la collezione di t-shirt del protagonista si sentono orgogliosamente nerd, si raccontano in fondo le vicende di un ventiduenne piuttosto comune, nullafacente ma impegnato con la sua band indie, che trova la donna dei suoi sogni ma è costretto a superare l'annoso problema dei suoi ex fidanzati. Una storia ordinaria, divertente e romantica, raccontata in maniera esplosiva e straordinaria con un cast perfetto (applausi per Kieran Culkin) ed una colonna sonora, curata tra gli altri da Nigel Godrich, che ti rimane in testa fin dagli psichedelici opening credits.

Sunday, November 21, 2010

Lyric of the Week + Video / RADIOHEAD - CREEP


When you were here before
Couldn’t look you in the eye
You’re just like an angel
Your skin makes me cry
You float like a feather
In a beautiful world
And I wish I was special
You’re so fuckin’ special

But I’m a creep, I’m a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don’t belong here.

I don’t care if it hurts
I want to have control
I want a perfect body
I want a perfect soul
I want you to notice
When I’m not around
You’re so fuckin’ special
I wish I was special

But I’m a creep, I’m a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don’t belong here.

She’s running out again,
She’s running out
She’s run run run running out…

Whatever makes you happy
Whatever you want
You’re so fuckin’ special
I wish I was special…

But I’m a creep, I’m a weirdo,
What the hell am I doing here?
I don’t belong here.
I don’t belong here.

Thursday, November 18, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.11 "Old picture and stuff"


Secondo frame, tutto per voi (anche questo un po' scuro ma con un po' di dettagli)


Bisogna smuovere un po' le acque! Terzo frame:


Soluzione: UNFORGIVEN (Gli Spietati)
Vincitore: Massy

Classifica:
Grace - pt. 9
Beld - pt. 3
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
kusanagi - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Wednesday, November 17, 2010

Donnie Yen e Sammo Hung nella KILL ZONE di Wilson Yip

Kill Zone di Wilson Yip è un classico poliziesco made in Hong Kong ma anche un film dove ci si mena, e non poteva essere diversamente visto che tra i protagonisti, oltre all' immancabile Simon Yam, troviamo Donnie Yen ed il mito assoluto Sammo Hung (trio che tra l'altro troveremo riunito, grazie allo stesso Yip, in Ip-Man 2). Simon Yam interpreta il detective Chung divenuto padre di una bambina rimasta orfana dopo che i genitori sono stati uccisi per essere testimoni scomodi del Boss, Wong Po, interpretato invece da Sammo Hung, tanto desideroso di diventare padre quanto spietato nel togliere la vita ai suoi nemici. Chung è malato di cancro e presto verrà sostituito alla guida del suo team anticrimine dal giovane ispettore Ma, Donnie Yen. Dopo un inizio che, tra cliffhanger, flashback ed ingombranti didascalie sembra quasi un trailer più lungo del solito, il film prende forma proprio intorno ai tre protagonisti, al loro incontro/scontro guidato da antagonismo, giustizia, vendetta che li porterà verso le più nefaste conseguenze. Da buon dramma a sfondo poliziesco, Kill Zone ci mostra un gruppo di uomini legati da rapporti ben più profondi di quelli lavorativi, disposti a qualsiasi cosa per coprirsi le spalle anche a superare il limite imposto dalla legalità per ottenere un briciolo di giustizia. Dall' altra parte abbiamo invece un criminale di una crudeltà inflessibile quando si tratta di proteggere ciò che è suo ma estremamente umano quando in ballo c'è la sua famiglia. Ma dicevamo anche del lato action del film: ebbene, anche se condensati in tre sequenze specifiche, non si può certo dire che i combattimenti presenti nel film di Yip siano roba da niente anche considerato che la direzione artistica è dello stesso Donnie Yen. Ed è quasi inutile sottolineare che quando di trova faccia a faccia con Sammo Hung i due facciano letteralmente scintille, soprattutto perchè quest' ultimo, nonostante una mole non trascurabile, continua a sfoggiare un' agilità impressionante. Non ci troviamo di fronte ad un film memorabile ma neanche trascurabile: Kill Zone alla fine appare abbastanza bilanciato tra violenza, dramma e azione, con un finale ben lontano dall' essere in qualche modo consolatorio.

Tuesday, November 16, 2010

"We lived in farms, then we lived in cities, and now we're gonna live on the internet!"

"And I wish I was special
You're so fucking special
But I'm a creep
I'm a weirdo
What the hell I'm doing here?
I don't belong here"


E' bello pensare che il social network più famoso e diffuso di tutti tempi sia nato durante una serata alcolica a seguito di una delusione amorosa, che i suoi meccanismi siano intrisi di rancore e da rigurgiti di egocentrismo e misantropia. Perchè dietro idee geniali si nasconde sempre e comunque un genio, un essere umano con i suoi pregi ed i suo i difetti come chiunque altro. Si faccia attenzione però a non cadere nell' equivoco di considerare l' ultimo film di David Fincher, un film su Facebook, o che si voglia in qualche modo esaminare la rivoluzione culturale che ha portato con se: The Social Network racconta la nascita di Facebook mettendolo in primo piano solo in circoscritte occasioni, concentrandosi invece sulla figura del suo creatore, Mark Zuckerberg. David Fincher e lo sceneggiatore Aaron Sorkin, basandosi sul libro di Ben Mezrich "Milionari per caso", mettono in scena un film dal ritmo serrato che racconta , attraverso le due cause risarcitorie che videro coinvolto Zuckerberg (la prima contro due fratelli di famiglia aristocratica che lo accusarono di avergli rubato l'idea, e la seconda contro il suo miglior amico e co-fondatore di Facebook), i momenti salienti dell' ascesa di un giovane al quale i panni del "nerd" andavano fin troppo stretti. Uno "stronzo per scelta" che fa il vuoto intorno a se pur di raggiungere il suo obiettivo, solo all' apparenza identificabile nel trittico "donne, soldi e fama", quando in realtà l' intenzione era di colpire e abbattere dalle fondamenta il sistema elitario universitario, quello delle confraternite e dei club prestigiosi e privatissimi, riunendo tutti in un unico luogo "virtuale" accessibile a qualsiasi livello o classe sociale. Un impatto i cui effetti si moltiplicarono esponenzialmente con il moltiplicarsi degli accessi al sito che resero presto Facebook un caso di portata mondiale ("in Bosnia non hanno le strade ma hanno Facebook"). Non appare strano perciò che un personaggio così complesso, capace di pugnalare il suo migliore amico alle spalle, si lasciò incantare dall' affabile Sean Parker, inventore di Napster e a suo modo altro genio rivoluzionario che riuscì a mettere all' angolo l' impero delle major discografiche. Gli ultimi saranno i primi, insomma, soli e ricchi sfondati. Ai secondi non resta che accontentarsi delle "briciole" (esemplare e molto bella la sequenza della gara di canottaggio) o di avere un profilo su Facebook.

Monday, November 15, 2010

Un maiale DEVE volare

Quel che rende i film di Miyazaki delle esperienze uniche, sono anche quei piccoli dettagli che la mano del maestro riesce ad imprimerci sul retro degli occhi e nel profondo del cuore: l' insegna di un negozio, un giardino rigoglioso o il tavolo appartato di un ristorante. In Porco Rosso c'è questo ma anche molto di più: si racconta per immagini la nostra Italia nel periodo fascista, ma soprattutto lo splendore di un Mar Mediterraneo reso, come sempre ama fare Miyazaki, attinente al reale e allo stesso tempo fantastico, con alberghi costruiti in mezzo alle acque, centinaia di isole e profondissime insenature. Ma i suoi film non sarebbero così speciali se non fosse per la capacità di infondere nelle sue opere la forze delle sue passioni e di conseguenza quelle tematiche che sono diventate un po' il segno distintivo del suo cinema. Porco Rosso è forse il film dove l' amore di Miyazaki per l'aviazione emerge con maggiore forza attraverso gli aerei e gli idrovolanti che solcano i cieli e i mari. Tra le altre cose il volo, tema ricorrente nella cinematografia del regista giapponese, mai come prima assume qui un significato unico: libertà da qualsiasi legame o vincolo terreno. Gli idrovolanti che popolano cieli e mari immaginati da Miyazaki, sono pilotati da pirati, contrabbandieri, cacciatori di taglie, non tutta gente per bene insomma, ma comunque legata ad un profondo codice d'onore, uomini liberi sullo sfondo di un Paese dove la stessa libertà è soffocata dal fascismo. Emblematica in questo contesto la figura del protagonista, pilota di un magnifico idrovolante rosso, ex soldato ora cacciatore di taglie, il cui aspetto da maiale ci conduce dritti ad un'altro tema ricorrente nella poetica di Miyazaki, quella trasformazione dell' aspetto fisico (per mano di incantesimi o maledizioni) che portano come conseguenza importanti riflessioni sull' identità. Le curiose fattezze di Porco Rosso sono riconducibili (o almeno così ci viene detto) ad un sortilegio subito, ma durante e dopo la visione si fa spazio in maniera prepotente l' idea che la sua umanità sia morta insieme ad i suoi amici e compagni d'armi caduti durante la Grande Guerra. O meglio ancora, considerato anche il disprezzo che il protagonista esprima verso il genere umano e la particolare cornice storica, sembra quasi che Porco Rosso abbia rinunciato volontariamente alla sua umanità, svincolandosi dalle leggi che regolano la società ed affermando con forza un desiderio di libertà che permea ogni frame di questa meravigliosa pellicola. D' altronde è lo stesso Marco a dirlo "Meglio maiale che fascista".

Sunday, November 14, 2010

Lyric of the Week + Video / ROLLING STONES - GIMME SHELTER

Solo due parole: BLACK. OPS.


Oh, a storm is threat'ning
My very life today
If I don't get some shelter
Oh yeah, I'm gonna fade away

War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away

Ooh, see the fire is sweepin'
My very street today
Burns like a red coal carpet
Mad bull lost its way

War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away

Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away

Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away

Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away

The floods is threat'ning
My very life today
Gimme, gimme shelter
Or I'm gonna fade away

War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
Shot away, shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
Shot away, shot away

I tell you love, sister, it's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
Kiss away, kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
Kiss away, kiss away
Kiss away, kiss away

Thursday, November 11, 2010

CINEQUIZ - ST.02 - EP.10 "Blood on your white dress"


Soluzione: KAMIKAZE GIRLS
Vincitore: Falketta

Classifica:
Grace - pt. 9
Beld - pt. 3
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Tob - pt. 3
kusanagi - pt. 2
Michele - pt. 1

Gli altri due frame