Tuesday, May 18, 2010

L' amore di una madre

Il rapporto tra genitore e figlio è un filo, un elemento se vogliamo, che lega le pellicole di Bong Joon-ho da Memories of Murder a The Host, passando anche per il corto che chiudeva il trittico dedicato alla città di Tokyo, fino al suo ultimo meraviglioso lavoro. Mother, questo il titolo del film, è forse più facilmente accomunabile a Memories of Murder, ne condivide sicuramente il genere ma non solo: c'è una particolare sequenza in cui la polizia forza un ragazzo ritardato a ricostruire un delitto che non ha commesso ma di cui è stato ingiustamente accusato, mentre il padre disperato gli urla di non confessare. E' come se il regista coreano avesse preso questo "semino" dal suo film del 2004 e l'avesse fatto crescere sviluppandoci intorno la storia di Hye-ja e di Do-joon, madre e figlio legati da un rapporto profondissimo che li rende complementari ed indispensabili l'uno all'altra. Quando Do-joon, ragazzo dalle evidenti e note a tutti incapacità mentali, viene accusato di aver ucciso una ragazzina del luogo, la madre farà tutto il possibile per scagionarlo e scoprire la vera identità dell' assassino. Senza nulla togliere al bravo Won Bin e alla sua interpetazione nel ruolo di Do-joon, il peso del film è tutto sulle spalle della spendida Kim Hye-ja, attrice alla soglia dei settant'anni perfetta nel vestire i panni di una madre combattuta tra un'amore cieco e il senso di giustizia, pronta a soffocare il senso di colpa a discapito della verità, disposta a fare tutto ciò che è necessario per il sangue del suo sangue anche scavare nel torbido e portare alla luce i segreti e le ipocrisie della comunità in cui vive. Bong Joon-ho tiene strette le redini di questo intenso e doloroso dramma grazie ad una sceneggiatura che gioca su improvvisi cambi di prospettiva nutrendo, soprattutto nella seconda metà del film, un senso di angoscia che cresce e non ci abbandona fino ai titoli di coda e anche oltre. Ma il regista coreano ci regala anche grandissimi momenti di cinema, come la danza in controluce nella sequenza finale ad esempio, ed un cura per la messa in scena che rivaleggia con quella del connazionale Park Chan-wook e del suo Thirst che, insieme a Mother, rappresentano due delle cose migliori viste nel 2009, non a caso completamente ignorate da una sempre più cieca distribuzione italiana.

10 comments:

Chimy said...

E' un anno che aspettavo questa tua recensione :). Il film, come sai, è pronto anche qui... appena trovo la giornata giusta me lo godrò! :)

Weltall said...

@Chimy: e dopo che lo vedi mi devi far sapere subito che ne pensi ^__^

Barbara said...

Ma io proprio non capisco perchè l'Italia ignora tanti film asiatici che meriterebbero di essere visti. Qui arrivano i film più commerciali e quelli dei registi più famosi, ma altri bellissimi film sono messi da parte. Se sei fortunato li trovi sottotitolati in inglese. Se sei fortunato.

Weltall said...

@Barbara: Il discorso qui in Italia è bello complesso e nonostante timidi tentativi come con Departures (grazie al FEFF) o a Vendicami, la situazione credo continuerà a rimanere la stessa. Eppure non manca l'interesse per il cinema asiatico come dimostra la selezione di festival come quello di Venezia che porta registi del calibro di Oshii, Miyazaki, Kitano, Tsukamoto. Eppure rimangono li, esclusiva del pubblico dei festival perchè i distributori non li portano in sala se non in rarissime occasioni. Certo, il mercato dell' home video prova a colmare le lacune ma anche li siamo indietro di cent'anni da Paesi come l' Inghilterra dove hanno cataloghi di cinema orientale così completi da far spavento.
Invece qui da noi andiamo a "stagioni" come le mode: qualche anno fa c'era il boom degli horror e ce li hanno fatti venire a nausea. Poi i film consigliati da Tarantino, ed ecco arrivare Park Chan-wook (che poi dopo la Trilogia dela Vendetta non se l'è filato più nessuno) o il wuxia di Zhang Yimou con Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti.
Il discorso poi del "commerciale" in Italia diventa tutto relativo perchè maestri come Miyazaki arrivano in sala per miracolo e Kitano, per farti un altro esempio, non lo si vede più.
E purtroppo al grande pubblico, quello che fa le cifre in sala, va bene così: si accontentano del cinepanettone, della commedia demenziale o di quella romantica e ai distributori non hanno interesse a cambiare le cose.

Tornando al post, Bong Joon-ho è uno dei nomi più importanti del cinema coreano e non solo (ti consiglio di recuperare i suoi film, sono uno più bello dell' altro) ma qui si è visto solo in home video e quest' ultimo, Mother, possiamo solo sperare nel buon cuore di case come Dolmen, No Shame e pochi altri, per vederlo "ufficialmente" in Italia.
Fortunatamente i sottotitoli in Inglese si trovano quasi sempre perciò io consiglio il recupero "non ufficiale" o il mercato d' importazione ^__^

P.S.: scusa se mi sono dilungato così nella risposta ma questo è un argomento a cui tengo particolarmente ^__*

nicolacassa said...

Finalmente un horror che mi piace!!

Weltall said...

@nick: immagino che questo commento fosse per il post di Shadow, comunque mi fa piacere ^__^

nicolacassa said...

Si infatti -.-' il commento per questo era "bello-bello-bello"

Weltall said...

@Nick: ah, ok ^__^

Rosuen said...

Ma quanto parli! (^_^)
Và bè ho capito che l'argomnto ti fè arrabbiare e hai ragione.
Sicuramente è un bellissimo film ;-)

Weltall said...

@Rosuen: eh eh eh il commento mi ha dato modo di trattare un argomento per il quale ci sarebbe da scrivere e scrivere ^__*