Friday, October 15, 2010

MERANTAU: il vagabondo che sfida Tony Jaa

Se escludiamo Cina, Hong Kong, Corea e Giappone, che rappresentano quasi dei colossi, tra le minori industrie cinematografiche asiatiche che stanno mostrando i maggiori margini di sviluppo, ma soprattutto di crescita artistica, c'è senza dubbio quella indonesiana, come dimostra anche l' interesse dimostrato dal Far East negli ultimi anni che ha permesso di dare un' occhiata privilegiata ad un cinema che sperimenta in tante direzioni, dalla commedia al thriller, dal film politico e surreale fino all' horror. Considerato che in Indonesia si pratica il "silat", stile di lotta che nulla ha da invidiare al muai thai, perchè non provare ad inserirsi nel ricco panorama asiatico dei film d' arti marziali? E succede che alla fine ci provano per davvero e ne viene fuori un film davvero niente male dal titolo Merantau. Il protagonista è un ragazzo che si appresta ad intraprendere un tradizionale viaggio preparatorio all' età adulta (chiamato appunto "merantau") durane il quale spera di potersi trasferire a Jakarta e li insegnare il silat. Ma il destino vuole che nel difendere una ragazza finisca invischiato in un traffico di giovani donne destinate a diventare prostitute di lusso. Gareth Evans scrive, dirige e monta il film, dimostrando di avere una piena padronanza del progetto: la storia, che tratta tematiche come la crescita, il sacrificio e la redenzione, è bilanciata veramente bene tanto da non essere solo un mero riempitivo tra un combattimento ed il successivo, non che sia importante in film così ma se c'è ed ha senso compiuto, meglio ancora. Ma è nel reparto regia che si hanno le sorprese migliori perchè Evans mostra, non soltanto una piacevole inventiva, ma di aver capito come girare una sequenza di lotta senza soffocare l'azione o perdere l'effetto delle coreografie che, considerata la complessità di un' arte come il silat, non è una cosa di poco conto. La macchina da presa non sta addosso agli attori ma li segue sempre ad una certa distanza, li gira intorno, li segue (anche nelle cadute) e procede in brevi ma piacevoli piani sequenza. Il risultato finale è notevole, basti vedere la sequenza nel locale o quella finale. In definitiva, se questo di Merantau non dovesse essere un caso isolato, la Tailandia potrebbe aver trovato degli agguerritissimi rivali.

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