Wednesday, June 01, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 7

PEDICAB DRIVER
Regia di Sammo Hung (Retrospettiva "Asia Laugh")

Nel percorso di riscoperta della classica commedia asiatica attraverso la retrospettiva Asia Laugh, non si poteva non coinvolgere anche il cinema di Sammo Hung. In questo Pedicab Driver, che lo vede sia regista che interprete, troviamo un minestrone di generi ed un continuo ribaltarsi di situazioni che vanno del comico al tragico, momenti violenti ed altri melò, gag esilaranti ed umorismo nero. Trattandosi di un film di Sammo Hung poi, non possono certo mancare le sue coreografie che rendono fantastiche e preziose le sequenze di combattimento. Pedicab Driver racconta semplicemente la storia di un gruppo di guidatori di risciò ma è allo stesso tempo un classico esempio di un tipo di cinema molto importante ad Hong Kong negli anni '80.

OPERATION TATAR
Regia di Baatar Bat-Ulzii

I Paesi asiatici coinvolti nella selezione festivaliera vedono aggiungere alle loro fila un' altro “fratello minore”. Operation Tartar è infatti il primo film proveniente dalla Mongolia ad essere presentato al FEFF e non si può negare che è stato un piacere avvicinarsi come pubblico a questa sconosciuta cinematografia. Un padre perde il lavoro in banca e ha bisogno di soldi per curare la figlia malata di cancro. Che fare? Ma contattare un vecchio amico e organizzare una rapina alla stessa banca dove lavorava, e cos' altro altrimenti? Il film di Baatar, a parte le fuorvianti sequenze iniziali, ha ben poco di “nero” ma è certamente una commedia divertente e ben strutturata in due macrosezioni, la preparazione ed il colpo, ricche di gag talvolta davvero esilaranti. Certo, la pochezza dei mezzi a disposizione si fa vedere, ma allo stesso modo emerge una gran voglia di fare e un gusto per la citazione davvero sorprendente (difficile crederlo ma ci si butta dentro anche Transformers). Non rimane altro che da dire: benvenuta Mongolia!

THE SHOWDOWN
Regia di Park Hoon-jung

Durante l' era Ming, in un sanguinoso campo di battaglia, solo in tre sopravvivono e vengono costretti da una tempesta di neve a trovare rifugio in una taverna. Tre uomini uniti sotto la stessa bandiera ma divisi profondamente da rancori personali e sociali, sono gli assoluti protagonisti di questa pellicola, esordio dietro la macchina da presa per Park Hoon-jung già sceneggiatore dell' ottimo I Saw the Devil di Kim Jee-woon. Costretti in un ambiente relativamente ristretto, tra loro comincia quasi subito un confronto, una lotta psicologica prima e fisica poi, intervallata da flashback che fanno luce sul loro background e sui loro trascorsi. Un film che gioca bene le sue carte nell' accumulare tensione e poi rilasciarla attraverso scoppi di violenza, in un gioco di equilibrio che purtroppo si va perdendo verso la fine, quando uno dei pezzi principali viene eliminato dalla scacchiera. Un film storico davvero atipico che, nonostante qualche sbavatura, pone un' interessante riflessione sull' eterno scontro fra classi sociali e i poteri forti della politica.

THE PIANO IN A FACTORY
Regia di Zhang Meng

Un musicista di strada, ex operaio di fabbrica, si trova ad affrontare il divorzio con la moglie che allo stesso tempo vorrebbe anche la custodia della loro figlia. Per convincere la piccola a rimanere con lui, l' uomo vorrebbe regalarle un pianoforte ma, impossibilitato economicamente, decide di costruirglielo lui stesso. Zhang Meng racconta in questo film una realtà che conosce bene, quella della regioni cinesi del nord-est. Un “freddo” spaccato di una società in cambiamento, che guarda al futuro lasciandosi alle spalle un cimitero di industrie e stabilimenti abbandonati. Non a caso i protagonisti sono una classe operaia ormai inutile che si è dovuta reinventare in altri campi per tirare avanti. Il pianoforte che decidono di costruire, usando quelle vecchie strutture abbandonate e materiali di scarto, rappresenta quasi un moto d'orgoglio di un passato che è ancora capace di lasciare un segno forte (in questo caso, musicale) nel presente.

1 comment:

Anonymous said...

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