Wednesday, September 21, 2011

"You trying to tell me it's raining monkeys?"

Anno 2011. Mentre negli Stati Uniti J.J. Abrams fa riemergere dal passato un cinema (sopratutto di matrice "spielberghiana") che sembrava scomparso da tempo, dall' altra parte dell' Oceano, più precisamente in Inghilterra, Joe Carnish porta in sala un progetto concettualmente molto simile ma per certi versi diametralmente opposto. Teenager e alieni fanno da filo conduttore, ma dove Abrams racconta di un gruppo si aspiranti filmmaker alle prese con un alieno desideroso di tornare a casa, Carnish si concentra su di una banda di teppistelli prima cacciatori e poi prede per un branco di alieni feroci. Da una parte lo sfondo di una cittadina della provincia americana fine anni '70, dall'altra un quanto mai attuale quartiere periferico londinese. Insomma, anche Attack the Block, come Super 8, sembra un omaggio a quel cinema che ha segnato le generazioni degli anni '80 (forse più quello di Joe Dante che di Spielberg) ma le atmosfere magiche che Abrams ha voluto resuscitare, qui lasciano il posto ad un approccio molto più concreto fatto di palazzoni e cemento all' interno del quale si muovono i giovani protagonisti, dediti a furtarelli e spaccio prima di diventare "eroi" loro malgrado. Pur non risparmiando frecciatine parecchio mirate verso un certo perbenismo spesso intriso profondamente di ipocrisia, il contesto non vuole essere veicolo per approfondite riflessioni sociali anche perchè il film ha ben altri obiettivi: il gigantesco complesso di appartamenti, i vicoli bui, i ragazzini incappucciati, lo slang quasi incomprensibile, rendono Attack the Block un film davvero cool, diretto ed efficace anche grazie ad una sceneggiatura che con molta semplicità punta al suo obiettivo senza mancarlo. Quello di Carnish è l' ennesimo esempio di cinema inglese che, pur non potendo contare su grossi budget, grandi nomi ed effetti speciali all' avanguardia, non ha niente da invidiare ai cugini americani e forse non è un caso che tra i produttori esecutivi spicchi il nome di Edgar Wright.

2 comments:

Kusanagi said...

A me personalmente ha evocato parecchio anche le atmosfere anni 70-80 alla Carpenter: in fin dei conti e' la storia di un assedio "a' la" Distretto 13, con la legge completamente assente se non minacciosa e con un anti-eroe che si trasforma in eroe suo malgrado, e una passante innocente coinvolta per caso in un gioco rischioso che dimostra di saper bene come difendersi.

E che dire dei gustosissimi siparietti comici con protagonista l'ormai mitico Nick Frost ? Impagabili.

E poi e' un film quotabile all'infinito, cosa si puo' volere di piu'?

-What's Ron's weed room?
-It's a room, filled with weed, that belongs to Ron...

Weltall said...

@Kusanagi: ammetto che mi piace la tua lettura carpenteriana ^^
Anche se io ci ho visto di più una rivisitazione in chiave moderna e meno sognante del cinema di Dante e Spielberg.
Un film da vedere e rivedere anche solo per i dialoghi ^^