Monday, February 06, 2012

Le prime tre Missioni Impossibili

Era il 1996 quando qualche produttore di Hollywood si svegliò con l' idea fissa che forse era arrivato il tempo di portare una classica serie TV come Mission Impossible al cinema e magari farci qualche soldino. Per operazioni di questo tipo servono nomi di un certo peso ed ecco spuntare Brian De Palma alla regia, score originale risuonato dall' accoppiata U2 "Clayton/Mullen Jr." e protagonisti del calibro di Tom Cruise e John Voight. Mission Impossible è un film che a guardarlo oggi fa un po' sorridere forse perchè sembra più vecchio di quello che in realtà è. Curiosamente è proprio il comparto tecnologico a dare questa particolare impressione quando, ad avveniristici occhiali telecamera (a dir la verità neppure tanto) si affiancano portatili spessi quanto un volume della Treccani, monitor a tubo catodico e floppy disk per salvare i dati. Per il resto quello di DePalma è un film di spionaggio con tutte le carte in regola, forse non originalissimo, ma coinvolgente nel trascinare lo spettatore in una vicenda che, tra intrighi internazionali, doppi/tripli giochi e colpi di scena, di sicuro non annoia mai. Si punta poi a dare al film una certa sobrietà anche nelle scene madri (inclusa quella nel ristorante/acquario anche se potrebbe sembrare il contrario) sopratutto in quella che è poi diventata simbolo del franchise, l' irruzione nella stanza più protetta del quartier generale CIA con il nostro Tom/Ethan Hunt sospeso a mezz'aria con un cavo. Una sequenza bella tesa, quasi totalmente priva di colonna sonora, che fa un po' a pugni in faccia con la svolta fracassona di fine film dove, il confronto finale con il villain di turno, avviene appesi su di un treno ad alta velocità, in galleria, con tanto di elicottero in inseguimento. Una scelta poco coerente con il resto del film ma che alla fine possiamo lasciarci alle spalle facendo spallucce.


Per il seguito di Mission Impossible si è visto necessario prendere strade diverse. La sobrietà del film di DePalma non poteva più andare bene e bisognava assolutamente puntare all' azione, ma sopratutto dare una controparte femminile al nostro eroe (per renderlo un po' più figo, mica per altro) e magari, perchè no, fargliela conquistare e trombare nei primi quindici minuti di film. Messo in pari il sex-appeal del personaggio con quello del più noto James Bond, si può pure passare ad altro. Per dare al film quella spinta adrenalica e un po' fracassona ricercata, si mette dietro la macchina da presa John Woo uno che le sue belle (bellissime) cose le ha fatte...prima di cedere alle lusinghe di Hollywood. Mi piace pensare infatti che proprio questo secondo capitolo di Mission Impossible, sia uno dei motivi che l' hanno convinto a fare i bagagli per tornare a fare grandi (grandissime) cose in patria. Il problema principale del film è proprio lo scarto, troppo marcato, con il precedente. A parte l' incipit, Mission Impossible 2 ci mette troppo tempo a portarci nel vivo della storia che comunque non sembra mai decollare veramente e tutto quello che rimane allo spettatore è un "gioco di maschere" condito con inseguimenti e sparatorie. Ethan Hunt poi appare proprio un personaggio completamente diverso, pronto a sparare alla prima occasione (anche con due pistole) e a menare con un' agilità improbabile. Naturalmente questo tipo di azione porta la firma, sbiadita, di John Woo ma non basta certo qualche ralenty o le colombe in volo a convincerci sulla bontà di questo progetto che sembra molto sbilanciato ma sopratutto inferiore rispetto al precedente.


Una volta intrapresa la svolta action non si può più tornare indietro a meno che non si voglia portare il franchise Mission Impossible ad un suicidio quanto meno probabile. Quello che si necessitava però era dare al terzo capitolo un pochino più di solidità cosa che, al film di John Woo, mancava proprio. Terzo film, terzo cambio di regia e questa volta si coinvolge uno che al cinema vuole farsi le ossa dopo aver cambiato radicalmente il modo di fare serie TV oggi: J.J.Abrams. Per questo suo esordio il (neo)regista si porta dietro il suo team creativo vincente (Orci, Kurtzman, per essere chiari) e punta a rendere il film narrativamente avvincente con un incipit davvero drammatico e tesissimo che si rivela essere un flashforward interrotto improvvisamente da un colpo di pistola, schermo nero e titoli di testa (qualcuno ha detto Lost?). Come nei precedenti due capitoli anche qui qualcuno cerca di rubare qualcosa di molto importante e pericoloso ma, a parte il nome in codice "zampa di coniglio", non ci verrà mai rivelato di che si tratta. Quello su cui puntano Abrams e soci non è tanto il "cosa" ma il il "come" e soprattutto il "chi". La sequenza sul ponte o quella sui tetti dei grattacieli di Shangai non sono soltanto una prova del fatto che Abrams ci sappia fare ma anche un paio di cose che, nel curriculum di un esordiente, sono oro puro. Troviamo poi un Ethan Hunt più maturo, deciso a lasciarsi il passato alle spalle ma trattenuto dalla responsabilità verso gli agenti che lui stesso ha addestrato e che lo porta a scontrarsi con quello che è probabilmente il miglior villain dei tre film, interpretato da un crudelissimo Phillip Seymour Hoffman. Non che sia tutto perfetto intendiamoci: risulta molto debole infatti rendere la moglie di Ethan parte integrante dell' azione nel finale del film, così come la sua reazione quando scopre il passato del marito. Per non parlare poi della sequenza girata in Italia che sfocia nel ridicolo involontario quando gli attori cominciano a recitare in italiano. Ma a parte questo, la serie Mission Impossible sembra aver imboccato con questo terzo capitolo i binari giusti, sperando che non la facciano deragliare nuovamente.

3 comments:

sommobuta said...

Del primo Mission Impossible ho un buon ricordo. Il secondo, con le orde di motociclisti che sparavano a Tom Cruise senza sfiorarlo (e Tom Cruise che ovviamente uccideva tutti), e con quel ridicolo duello finale a colpi di massi e sassi, è stato tremendo. Il terzo non l'ho visto...

Pupottina said...

li ho visti e chi non lo ha fatto?
secondo me, non sono male... l'importante è che non manchi il grande schermo anche a casa per le super scene d'azione ... anche la colonna sonora è stupendamente action ;-)

Weltall said...

@sommobuta: il primo, a parte la sequenza finale, è un solidissimo film di spionaggio. Per coerenza di scelte narrative e formali preferisco il terzo però (almeno per il momento ^__*)

@Pupottina: li ho visti tutti e tre con gran divertimento ma il secondo è veramente di due / tre gradini inferiore agli altri due. E non ho ancora parlato del quarto ^^