Wednesday, May 02, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 1

SUNNY
Regia di Kang Hyung-chul


Già conosciuto dalle parti del FEFF con il suo fin troppo sopravvaluato Trouble Maker, il regista coreano Kang Hyung-chul torna a Udine con un' altra commedia che apre il festival raccontando un viaggio tra presente e passato per un gruppo di amiche che si riuniscono, anni dopo lo scioglimento della loro “banda” ai tempi del liceo, quando scoprono che una di loro ha un tumore ormai in fase terminale. Sulle note di una quantomai ricercata colonna sonora (nella quale compare anche Sunny di Boney M, che da il nome al film ed anche al gruppo delle giovani protagoniste) la storia si dipana con sorprendente fluidità, tra la Corea moderna di oggi e quella degli anni '80 fatta di brand di tendenza, colori sgargianti, musica, ma anche scontri tra sostenitori della democrazia e poliziotti. Il tutto con un tocco molto leggero naturalmente, concentrando l' attenzione su quanto, crescendo, la vita spesso ci costringa a mettere da parte i sogni da adolescenti. Il finale vuole essere risolutivo a tutti i costi, peccato, ma c'è un momento delicatissimo e surreale che vale da solo tutto il film secondo me.

HARD ROMANTICKER
Regia di Gu Su-yeon


Di film che raccontano storie di malavita e criminalità giovanile ambientate in località periferiche, sempre più mondi a parte rispetto alle grandi metropoli giapponesi, ne abbiamo già visti tanti, portate alla nostra attenzione da autori che hanno infuso nelle trame del racconto le proprie esperienze. Gu Su-yeong non fa differenza con questo suo Hard Romantiker, tratto da un suo romanzo semi autobiografico incentrato sul giovane “omonimo” Gu, teppista dai capelli ossigenati che, fattosi fin troppi nemici nel suo paese natale cerca una nuova strada nella grande città trovandosi però costretto a tornare sui suoi passi per saldare tanti conti in sospeso. Nessuno nega al film la sua forza, soprattutto visiva, che emerge dalla violenza, mostrata e non, con insistenza quasi disturbante e da personaggi (tra i quali lo stesso Gu) che di positivo hanno poco e niente. Quello che manca in questa storia, dove gli errori si ripagano moltiplicati all' infinito, è un vero approfondimento sul background che sta dietro storie di questo tipo che avrebbe aiutato a capire realtà così complesse dove anche le proprie origini fanno la differenza in un paese ancora profondamente razzista come il Giappone.

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