Wednesday, May 16, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 4

IODO
Regia di Kim Ki-young (Retrospettiva "The Darkest Decade")


La retrospettiva di questo Far East Film Festival è incentrata sul così detto decennio oscuro del cinema coreano, quegli anni '70 segnati dalla dittatura che non hanno certo impedito ai registi dell' epoca di esprimersi nonostante i limiti imposti dal regime. Kim ki-young (autore tra l' altro dell' originale The Housemaid) è certamente tra questi. Il suo film Iodo è ambientato quasi interamente su di un isola popolata da sole donne dove si vive seguendo rigidamente antiche tradizioni e superstizioni. Un uomo accusato di aver ucciso un nativo dell' isola, si reca sul posto per scoprire la verità rimanedo invischiato in un mondo totalmente diverso ed avulso da quello da cui proviene. Iodo non è un film facile, a suo modo provocatorio e sottile nel infondere nel suo sottotesto una critica alla corsa verso la modernizzazione tanto voluta dal regime.

KENTUT
Regia di Aria Kasumadewa

Una sfida tra due candidati per le elezioni politiche rischia di finire male quando uno dei due viene ferita da un colpo d' arma da fuoco. I medici riescono a salvarla ma non possono intervenire ulteriormente fino a quando la donna non avrà emesso almeno un peto. Ed in effetti questo è l' evento che tiene in piedi Kentut, l' attesa di una scoreggia salvifica, mentre tutto intorno la lotta politica procede sena sosta. Come nel precedente e sorprendente Identitas (visto al FEFF 12) il giovane regista indonesiano Aria Kasumadewa ci racconta un piccolo e circoscritto spaccato di vita indonesiana in maniera comica, satirica, quasi surreale, con un occhio particolarmente critico verso la politica ed i suoi meccanismi, ma anche la religione non viene certo risparmiata. Kasumadewa si conferma insomma uno dei nomi più interessanti del cinema indonesiano e il suo film potrebbe essere una delle perle di questo festival.

THE GREAT MAGICIAN
Regia di Derek Yee


Una grande commedia in costume. Ecco come si presenta al pubblico l' ultimo film di Derek Yee, uno spettacolo di magia (cinematografica), tradimenti e doppi gochi con al suo centro un bizzarro triangolo amoroso tra un bravissimo prestigiatore, un signore della guerra e la sua settima moglie. In realtà la donna è anche la fidanzata del prestigiatore da cui è stato forzatamente costretto a separarsi e che ora vuole riavere con se. The Great Magician è uno spettacolo dove l' attenzione del pubblico viene focalizzata su alcuni basilari elementi mentre intorno tutto cambia,si ribaltano le prospettive, i cattivi in fondo sono solo degli inguaribili romantici e i buoni hanno qualcosa da farsi perdonare. Nonostante il grande uso di effetti speciali, Derek Yee si permette un sentito omaggio a quella grande illusione che è il cinema nella sua forma più semplice. Se poi puoi contare su due grandi talenti dalla fortissima alchimia come Tony Leung e Lau Ching-wan, il gioco è fatto.

SUKIYAKI
Regia di Maeda Tetsu


Come ogni anno, con l' approssimarsi di Capodanno, cinque carcerati si ritrovano nella loro cella per partecipare ad una curiosa gara: ognuno di loro racconta e descrive accuratamente il piatto più buono che abbia mai mangiato cercando di stuzzicare il più possibile l' appetito degli altri. Il vincitore avrà l' onore di scegliere il pezzo più prelibato dalla ambita cena di fine anno degli altri compagni di cella. Quello che bisogna subito mettere in conto con Sukiyaki è che non c'è l' intenzione, da parte del regista quanto dal manga da cui è tratto, di dare un ritratto fedele della vita carceraria ma più che altro di utilizzare il cibo, quello più comune e “popolare”, come come un legame con l' esterno, con una libertà che si trova solo nei ricordi che ci legano alle persone care lasciate indietro, tanto la famiglia quanto un amore che forse non avrà la forza di aspettare. Sukiyaki è certamente un film comico ma la cui forza risiede in quella vena malinconica che attraversa tutto il film e soprattutto in quei momenti nei quali i carcerati condividono con gli altri i loro momenti più intimi e preziosi, legati al cibo ma non solo. Coraggiosamente evitato anche il lieto fine, per fortuna.

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